La condizione del precario è quella della esistenza. Lo slogan della manifestazione del 9 Aprile è davvero condivisibile.
IL NOSTRO TEMPO E’ ADESSO. LA VITA NON ASPETTA.
Questa è realmente la condizione umana, ma non solo quella dei precari, ma quella di ognuno di noi.
Infatti, banalmente, l’unica certezza che abbiamo è la morte.
E’ vero che chi ha un lavoro precario deve combattere quotidianamente per cercare di ottenere una maggiore stabilità nel proprio lavoro. E’ vero che spesso ci sono condizioni di lavoro disumane, ma più legate, secondo me, alla stronzaggine di chi ti offre il lavoro che non alle condizioni delle leggi.
Certo, ci sono leggi antipatiche, che permettono lo sfruttamento e il ricatto della gente che ha urgenza e necessità di lavorare per sopravvivere, ma se le persone e le imprese che offrono il lavoro hanno un rapporto umano con i loro dipendenti e non li considerano al pari di automi che devono semplicemente eseguire un compito, queste leggi passano in secondo piano e i dipendenti, i collaboratori diventano un patrimonio per le imprese piuttosto che un semplice costo.
Ma dipende prima di tutto dalla persona, dal singolo imprenditore, dal suo atteggiamento nei confronti del prossimo.
La migliore legge che protegge il lavoro non potrà mai comunque cambiare l’atteggiamento di colui che odia e disprezza i propri dipendenti.
D’altra parte la condizione precaria è anche degli stessi imprenditori. Quante aziende chiudono? Quanti sono costretti a lasciare la loro attività che magari hanno da poco costituito sacrificando i risparmi di una vita?
La precarietà è una condizione dell’esistenza. Lo sa bene chi affronta il mare o viaggi comunque disagevoli in cerca di fortuna. Chi viene dall’Africa in questi giorni, senza sapere nulla del proprio destino, avendo come bagaglio soltanto la speranza di una vita migliore. Per arrivare qui ed ottenere magari soltanto un marchio che, se non stiamo attenti, tra poco qualcuno potrà pensare di marchiare col fuoco: CLANDESTINO!
Questa speranza e questa voglia di combattere quotidianamente, che accomuna tutti quanti, sono anche la nostra forza, e sono anche ciò che ci permette di godere della vita che abbiamo oggi, adesso, subito.
Perché è meglio non dimenticare mai che la vita è una condizione del tutto provvisoria.
Credo che Facebook sia uno strumento e, in quanto tale, può essere utilizzato in molteplici modi.
Ovviamente chi lo gestisce ne ricava immensi vantaggi economici, ma chi lo utilizza usufruisce di un servizio che può anche essere utile, oltre che dilettevole.
Ovviamente può essere anche alienante, può produrre dipendenza, come tutte le cose che, in qualche modo, piacciono. Non soltanto l’alcool la droga e il fumo, ma anche un certo abbigliamento, o una certa trasmissione TV, o semplici abitudini cui non riusciamo più a rinunciare.
In qualche caso però Facebook potrebbe anche salvare la vita.
Succede infatti che qualcuno annunci proprio in Facebook la volontà di suicidarsi. Un ultimo appello, lanciato nel mare di internet, sperando magari che qualcuno possa lanciare un salvagente prima di affogare irrimediabilmente.
Per cercare di prevenire i suicidi il social network ha varato una nuova funzionalità, battezzata Report Suicidal Content.
Si tratta di una form da riempire e inviare qualora ci si imbatte nelle dichiarazioni di qualcuno che minaccia di suicidarsi: una volta inseriti i dettagli, un amministratore di Facebook riceverà il messaggio e prenderà “ogni provvedimento possibile”.
Ma questo signore ha presente gli effetti devastanti che può avere l’eroina su una persona?
Ha mai letto delle statistiche che riguardano i morti causati dal fumo del tabacco?
Il tabacco è la causa maggiore di morte, tra le varie sostanza che vengono usate.
E l’alcool? Non ci sono svariati casi di persone che guidano ubriache e uccidono a caso?
Eppure il nostro Stato BUONO che Giovanardi rappresenta vende e guadagna, in regime di monopolio, alcool e tabacco.
Si pubblicizzano i superalcolici in tv come se niente fosse.
Ma in questo caso il nostro sottosegretario non ha niente da dire.
E si è mai chiesto il nostro sottosegretario se diffondere notizie assurde come quelle secondo cui le droghe sono tutte uguali potrebbe aiutare qualcuno dei nostri ragazzi che magari qualche volta si fuma uno spinello a provare droghe diverse, tanto, secondo il nostro sottosegretario, sono tutte uguali!
Magari uno che si è appena fatto un buco di eroina non causa incidenti stradali per il semplice fatto che non si regge neanche in piedi!
Magari Giovanardi non è interessato a sapere che l’uso della siringa crea una dipendenza fortissima, a differenza di altri modi di assumere sostanze stupefacenti.
Nessuno insegna ai ragazzi a conoscere realmente i pericoli dell’uso di queste sostanze.
Il fumo è tollerato in tutte le scuole italiane. Gli insegnanti fumano tranquillamente e sono un pessimo esempio.
Nessuno racconta ai ragazzi che per liberarsi di questo vizio con ogni probabilità occorreranno molti anni, e che questo vizio gli costerà migliaia di euro nel corso della loro vita.
Niente. Niente di niente.
Soltanto un gratuito “imbecille” a coloro che tra le tante droghe vogliono fare chiarezza, aiutando chi malauguratamente si avvicina a queste esperienze almeno a sapere a cosa va incontro.
No, niente! Tutto uguale!
Ragazzi miei, se oggi vi fate una canna e domani vi fate una pera non cambia niente! Sempre drogati siete!
Se invece fumate 30 sigarette al giorno siete una sana gioventù!
Se vi fate 4 bicchieri di vodka tutto tranquillo, tanto è festa!
Basta che non guidate l’auto! Parola di Giovanardi!
Per fortuna i nostri ragazzi non sanno niente di questo sottosegretario e si fidano maggiormente delle informazioni che si passano tra di loro.
Per quanto fantasiose e piene di lacune, saranno sempre migliori delle bugie del nostro sottosegretario!
Caro Giovanardi, tu sei un pericolo per i nostri giovani.
Tu non sei tanto ignorante da non sapere queste cose, e neppure tanto imbecille da non capirne l’importanza.
No, tu sei soltanto un mascalzone, che diffonde notizie false e tendenziose mettendo a rischio la salute di tutti.
Da alcuni giorni discuto un po’ animosamente con Lameduck
sul blog del Tafanus.
Il tema del dibattito ha origine nel post di Lameduck riguardante l’omicidio di Sarah Scazzi: A chi non ti ha difesa
Il punto di vista di Lameduck è originale e interessante ed individua nell’omertà delle altre donne della famiglia il vero responsabile della tragedia che, secondo l’autrice, poteva essere evitata.
Non mi dilungo sulla questione, chi ne ha voglia legga l’articolo e i relativi commenti.
A un certo punto però, tra me e Lameduck avviene un corto circuito. Sembriamo proprio due caproni che si tirano cornate uno contro l’altro a testa bassa.
Sto cercando di capire il motivo di questo scontro e se può essere utile in qualche modo, anche perché su diversi punti le idee mie e di Lameduck convergono.
Per esempio concordiamo sul fatto che i disagi all’interno della famiglia possano e debbano essere prevenuti, con una educazione che abitui al dialogo e ad una serena espressione dei propri sentimenti.
Tuttavia a un certo punto, tra un commento e l’altro, io scrivo:
Continuo asserendo che l’articolo di Lameduck si inserisce in questo contesto di attacco alla famiglia.
Il mio discorso viene ignorato e ridicolizzato da Lameduck:
Intanto sembra che l’unica cosa che mi interessi sia competere con lei:
“Dai, vuoi solo rubare la scena, ammettilo.”
Questa frase nega qualunque valore al mio discorso, sembra che io scriva non tanto per comunicare un’esperienza e delle conoscenze, ma per arrecare danno a Lameduck !!!
Ma quello che più mi fa incazzareè che io porto l’esempio dell’allattamento al senosemplicemente per spiegare un fenomeno come quello dell’ INTERFERENZA SOCIALE ED ECONOMICA sulla vita della famiglia, e questo esempio viene preso per criticare l’allattamento al seno, come se si trattasse di una scusa banale per colpevolizzare ancora una volta le donne!!!
1. L’allattamento al seno è un’ottima prevenzione anche per il disagio psichico.
2. E’ consigliato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità l’allattamento al seno fino oltre i due anni di età.
3. Ridicolizzare questo utilissimo strumento preventivo fonte di benessere e di sanità per la donna e per i bambini fa parte dello stesso tipo di sabotaggio che la società svolge per interessi prevalentemente economici.
4. Quanto alla donna che “il latte non ce l’ha” come scrive Lameduck vorrei citare il documento del Ministero della Salute del 2007 (governo Prodi) “Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno” (scarica QUI) a pagina 2
“il Ministero della salute, in conformità con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), raccomanda perciò, come misura di salute pubblica, che i bambini siano allattati esclusivamente al seno fino a sei mesi e che l’allattamento al seno continui poi, con adeguati alimenti complementari fino a che la madre ed il bambino lo desiderino, anche dopo l’anno di vita;
il Ministero della salute riconosce che l’allattamento al seno è un diritto fondamentale dei bambinie che è un diritto delle mamme essere sostenute nella realizzazione del loro desiderio di allattare nel rispetto delle diverse culture e nell’impegno a colmare ogni tipo di disuguaglianze. A parte rari e specifici casi in cui l’allattamento al seno è impossibile o controindicato, le donne che, dopo aver ricevuto un’informazione completa, corretta ed indipendente da interessi commerciali sull’alimentazione della prima infanzia, decidano di alimentare artificialmente i loro figli, devono essere rispettate per questa loro decisione e devono ricevere tutto il sostegno necessario a metterla in pratica nel miglior modo possibile. È compito degli operatori sanitari e sociali fornire alle donne informazioni corrette sui benefici e sulla pratica dell’allattamento al seno, in modo che le stesse possano prendere decisioni informate. Per garantire la massima indipendenza, queste informazioni non possono essere fornite da entità che abbiano interessi commerciali nella produzione, distribuzione e vendita di alimenti per l’infanzia e di strumenti per la loro somministrazione”
5. Quanto alle “ragadi che fanno male” (aspettavamo Lameduck per questa notizia sensazionale 🙂 sorry) essesi formano principalmente a causa di un’errata postura del bambino durante la poppata e non dovrebbero essere una causa di interruzione dell’allattamento, visto che è un problema che si può risolvere con facilità e con una buona informazione, che si può trovare dalle organizzazioni femminili di sostegno all’allattamento al seno, come il MAMI o La Leche League.
6. Nessuno ha mai pensato di colpevolizzare le donne che non allattano. Se Lameduck avesse letto bene i miei commenti avrebbe letto che una delle cose che ritengo maggiormente dannosa per l’equilibrio delle famiglie è proprio la colpevolizzazione dei genitori:
non aiuti proprio nessuno ad utilizzare la psicologia e la psicanalisi quando qualcuno ha bisogno di un sostegno.
Neanch’io esercito, ma per motivi dovuti a mie difficoltà e anche a fattori economici, anche se mi piacerebbe lavorare soprattutto nel campo della prevenzione. Ma mi guarderei bene dall’affermare che la psicologia è un servizio sociale ben poco utile, come si deduce da ciò che scrivi!
Infine ti ringrazio per aver stimolato queste riflessioni, anche se rimango deluso della tua ignoranza e presunzione (scusami se insisto, ma mi piace dire le cose che penso chiare e tonde) su un argomento tanto rilevante.
Un abbraccio sincero
Giorgio
P.S. scusami se metto in rilievo la tua ignoranza sul tema, ma credo che la prevenzione e il benessere di donne e bambini hanno la precedenza sulla tua sensibilità che spero di non ferire. Sono temi su cui è necessario essere estremamente chiari e c’è già abbastanza gente che diffonde disinformazione sul tema. Mi dispiace molto che proprio tu, che stimo molto su altri temi, debba fare ironia in un campo dove una maggiore attenzione è necessaria da parte di tutti.
Ci è parsa quindi naturale l’aspirazione a una completa rifondazione dei nostri concetti di prevenzione del disagio psichico infantile, adolescenziale e adulto. Non è questa la sede idonea per una disamina completa di questa ipotesi, ma, come affermato alla fine del paragrafo precedente, è quanto meno possibile tradurre quanto emerso dalle nostre casistiche in obiettivi possibili per una prevenzione efficace.”
uomini e donne
amore e morte
spesso s’intersecano
senza spiegazioni apparenti
flirt, corteggiamento, abbordaggio, chat
donne che disdegnano, donne insultate, donne massacrate.
poi si parla dei massacri e di cosa gira per la testa agl uomini che massacrano
amore, non amore.
possesso, gelosia
un fenomeno di follia individuale o una lucida follia che ha messo radici in una società malata?
Non volevo scriverne qui, ma ne ho scritto in giro, tra un commento e l’altro.
Si arriva ieri sera a un tema che potrebbe essere un binario morto, e invece è di estrema importanza: la distanza dal padre.
Che c’entra direte voi?
Eppure per un maschio non esiste sofferenza più grande.
Pensare di conoscere l’uomo che sulla terra ha le caratteristiche più simili alle tue, come nessun altro, e magari disprezzarlo, pensare che egli sia un inetto, un incapace o un malvagio.
Uno che semplicemente non ci vuole bene, non ce ne ha mai voluto.
Quante volte queste fantasie sul proprio padre sono presenti?
Quante volte il padre non si vede, non c’è, è semplicemente sparito.
Quante volte il padre è morto e questa morte è stata vissuta come una cattiveria, una tortura inutile subita magari da un bambino che qualcuno, senza capire e senza sapere, ha cercato di tenere lontano dal dolore, dall’unico sentimento reale in grado di salvare quel piccolo bambino.
Perché il dolore, se vissuto, è una ferita, magari grande, ma che si rimargina.
Mentre il dolore, semplicemente allontanato, diventa come una pustola che non guarisce mai, anzi crea una cancrena che si allarga sempre di più.
E’ semplice ignoranza, purtroppo.
Troppe volte usata a fin di bene, per “proteggere i bambini”.
Queste distanze sono in grado di creare disagi enormi, con anche grandi potenzialità distruttive.
Lo stesso discorso vale per le donne, distanti dalle madri.
Discorso lungo, troppo grande per un piccolo blog.
Basti pensare però che, alle volte, basterebbe un semplice abbraccio, per salvare una vita.
Tra l’altro non tutti questi presunti pedofili sono stato condannati in modo definitivo, alcuni sono soltanto indagati, e, fino a prova contraria, sono innocenti!
lA CASTRAZIONE CHIMICA NN SERVE A NULLA, CI VUOLE LA CASTRAZIONE FISICA, E COME DETTO DA QUALCUNO , IN GALERA NEL BRACCIO DEGLI AFFAMATI CRONICI DI SESSO E BEN DOTATI, IN MODO DA FAR PROVARE LORO L’EBBREZZA DEL PRENDERLO IN QUEL POSTO, COME HANNO FATTO CON I RAGAZZINI/E DI CUI HANNO ABUSATO…………
purtroppo in uno stato di merda come l italia la pena di morte non esiste piu….pero da una parte non so se e meglio la pena di morte,o la tortura a vita…a volte opto x la seconda….perche dopo la morte non sentirebbero piu niente….!!!bastardi!!
Loro tolgono serenità e dignità alle donne…e noi togliamogli tutti e tre i gioielli di famiglia. Zaaaac…altro che castrazione chimica. Chiamarli animali sarebbe un’offesa ai nostri amici a 4 zampe…sono immondizia e malati di mente.
io invece propongo una spece di “massoneria” per eliminarli in gran segreto. Lavoro pulito. Servizio garantito. e nessuno esce dopo due giorni perchè: “poverino ha problemi psichici”. Fatemi sapere che ne pèensate !
castrazione con le pinzette da ciglia, molto lentamente, con calma !!!!
***
Io comprendo che la pedofilia e la violenza sessuale siano atti che suscitano orrore e che spesso lasciano un segno indelebile sulle vittime.
Comprendo che tutti noi vorremmo che questi fatti non accadessero.
Però noto che non viene fatto nessuno sforzo per cercare di capire come mai avvengono questi fatti e se possiamo fare qualcosa per prevenire questi tristi episodi.
Non dimentichiamo che molto spesso chi compie un abuso è stato a sua volta vittima di un abuso.
Io credo che persone che scrivono su Facebook frasi come quelle riportate qui sopra siano bisognose di aiuto quasi come i criminali che compiono questi tremendi abusi.
Non possiamo auspicare l’uso della tortura e della pena di morte per evitare i reati, anche perché non è affatto vero che nei paesi dove esiste la pena di morte, come negli USA o in Cina, tali reati abbiano meno rilevanza.
Inoltre non capisco il senso della vendetta brutale fine a se stessa.
Chi crede nell’uso di questi metodi barbari non ama la convivenza civile, non rispetta i diritti umani e non fa altro che continuare una spirale di violenza che non avrà mai fine.
Non sarebbe il caso di trovare sistemi più validi del solito occhio per occhio, dente per dente?
Se proprio volete torturare qualcuno, divertitevi con un videogioco!
Ti dribblo continuamente,
anche se il tuo alito fetido mi perseguita.
Ti ignoro e ti sfido,
ma ti evito ogni volta che freno prima di una curva.
Apprezzo ogni respiro come la prova che tu sei lontana,
chiudo gli occhi ogni notte avvicinandomi al buio inutile.
Arriverai certamente, ma non so quando non so dove,
non so neanche perché.
Forse semplicemente
quel giorno avrò bisogno di te,
o tu di me.
Il disastro in Louisiana ha causato 11 morti e danni incalcolabili all’ambiente.
Gli operatori di Greenpeace sono subito accorsi sul luogo per cercare di documentare quanto sta accadendo.
Il petrolio che continua a fuoriuscire uccide e distrugge piante e animali.
Scarica il documento ORIZZONTE NERO dove Greenpeace risponde alle domande più importanti di questi giorni smentendo le falsità che ci vogliono proporre.
Eppure sono anni che continuano a dirci che le droghe sono pericolose, che non ha senso distinguere tra droghe leggere e pesanti, che si comincia sempre dallo spinello per passare all’eroina, ma nessuno ci racconta MAI che il primo contatto con la droga è la SIGARETTA !!!
La distinzione tra droghe legali ed illegali è dovuta soprattutto ad interessi economici piuttosto che reali motivi di salvaguardia della salute di noi tutti.
Altrimenti perché ci si è dati tanto da fare per stabilire le sostanze massime di detenzione per essere consumatori piuttosto che spacciatori e poi non si combatte seriamente l’uso del tabacco che è di gran lunga la droga che provoca maggiori danni, maggiori costi alla nostra Sanità e maggiori numero di morti (80.ooo all’anno solo in Italia).
Una interessante tesi di laurea di Luca Taborelli, centrata sul marketing, mostra come il comportamento dei cosiddetti Opinion leader influenzi il consumo di sigarette.
Osserva Taborelli:
“Abbiamo visto che nei rapporti sociali i trendsetters (che lanciano le mode) sono molto importanti e la loro presenza è subito notata dai rispettivi gruppi d’influenza: il gesto del fumatore di tendenza ottiene facilmente l’attenzione del suo pubblico. È necessario tenere in considerazione che l’atto di fumare è essenzialmente una manifestazione estetica, con un suo “fascino” emotivo: per questa ragione gli Opinion Leader che trasmettono dei valori estetici (la ragazza affascinante) o emotivi (il ragazzo autorevole) sono quelli che attirano più facilmente l’attenzione sull’uso delle sigarette. Il prodotto attrae efficacemente la considerazione dei consumatori, grazie al suo impiego da parte di caratteristici modelli di vita.
È molto probabile che la maggior parte dei fumatori abbia iniziato a fare uso di sigarette durante l’adolescenza e per questo motivo è possibile esaminare un ulteriore influenza sulla mente dei giovani consumatori.”
E’ vero che la pubblicità diretta delle sigarette è vietata in Italia, ma è anche vero che le sigarette vengono pubblicizzate proprio sugli oggetti più desiderati, in grado di creare “il mito”:
le auto
e le moto
Giusto per fare due esempi banali.
Oltre all’esempio degli adulti, considerando il fattore estetico del fumo, una grande importanza hanno le marche.
In effetti oggi come oggi tutto ha più importanza se ha una certa griffe, una certa marca, una certa firma.
Il marchio ci personalizza da una parte e ci uniforma agli altri nello stesso tempo.
Le scarpe saranno così, mentre gli occhiali cosà. La cintura, le borse, la maglietta, gli zaini etc etc.
Tutto ha importanza perché è firmato.
Allora sarebbe molto semplice togliere al tabacco una delle sue maggiori attrattive: il marchio.
Volete fumare le sigarette?
Beccatevi queste:
Grigie! Anonime!
Senza nessuna attrattiva!
Troppo antipatico vero per i produttori di tabacco?
Noi vogliamo combattere la droga, vera piaga della società!
Vero Sig. Gianfranco Fini?
Vero Mr. Obama?
Veramente ipocrita questo mondo!
Si uccide senza pietà, per puri e semplici interessi economici, raccontando poi che si combatte la droga!
Una vera presa in giro, soprattutto per i giovani, le prime vittime di questo imbroglio.