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Un ricordo di Matteo

Un anno fa, il 3 Aprile 2013, moriva mio fratello Matteo.

Questa canzone è stata una delle colonne sonore del suo funerale.

Una commemorazione breve, intima ma commovente, per me, la mia famiglia e due suoi vecchi amici, uno dei quali venuto purtroppo a mancare poco tempo fa.

Qualche giorno prima, il 29 Marzo 2013, moriva Enzo  Jannacci.

Ricordo gli ultimi giorni della vita di Matteo, quando io gli restavo vicino e gli proponevo le vecchie canzoni della sua gioventù in video sul tablet che gli mettevo sotto il naso…

E Jannacci gli strappava ancora un sorriso…

La vita di ognuno è intensa, certo, e ognuno cerca sempre il meglio, come può. Ma alla fine lasciamo solo ricordi impressi nella memoria, capaci ancora di suscitare emozioni, tristezza e commozione.

Alla fine la semplice differenza con la morte. Non poter più avere un rapporto. Toccare, guardare, parlare, sentire.

Il classico “To be or not to be”

Ciao Matteo


Un momento felice di Matteo…

Paolo Barnard in mutande

 

Io mi chiedo come si può ad arrivare a scrivere una cosa del genere:

 i tedeschi sono nazisti nel DNA, infatti è la terza volta in 100 anni che tentano di distruggere noi ‘untermenschen’ d’Europa: prima e seconda guerra, e con la loro BCE che non fa il suo lavoro.”

Eppure Barnard si scaglia contro il razzismo di Israele:

“Nessuno Stato può pretendere di essere legittimato dalla comunità internazionale dopo essersi edificato sulle più abominevoli violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo, su fiumi di sangue di innocenti, su una pianificazione perfida e razzista.”

Io credo che ci sia un moto di rabbia incontrollato in queste parole, voglio sperare che Paolo Barnard non pensi realmente una cosa del genere.

E allora?

Semplice: sembra che il nostro Paolo sia un po’ esausto, batterie a terra.

Alla fine degli ultimi due articoli scrive:

“Piantatela di scrivermi, almeno.”

“(e smettete di scrivermi)”

Caro Paolo, sai che se non vuoi ricevere ciò che la gente ti scrive c’è un sistema molto semplice?

Cambi indirizzo e mail, dai il tuo indirizzo soltanto ai pochi o tanti amici da cui vuoi ricevere posta, elimini l’account dal tuo computer e il gioco è fatto.

Perché chiedere alla gente di non scriverti se poi, in realtà, il fatto di ricevere tante email tutti i giorni è una delle poche cose che ti rincuora un po’ ?

Coraggio, puoi farcela, al di là di Mario Monti o chi per lui!

Attenzione!  Le osservazioni di Barnard, almeno le ultime tre ( 1, 2, 3 ), sembrano proposte come la scoperta dell’America, mentre le raccontano anche personaggi come Crozza o Scilipoti. Sai che bella compagnia …

Scritto da un amico,  anche se non sembra …

N.B. La foto era stata pubblicata nel sito di Paolo Barnard in uno dei tanti momenti felici.

Amici

Ieri un amico mi ha detto: ma perché non scrivi più sul blog?


TRIO E VIENTO by Sabine Meyer

 

Allora oggi ho pensato di scrivere sull’amicizia.

Passo la mia vita continuando a parlare con le persone. In ogni modo. Telefono, chat, email. A volte le incontro. Abbastanza raramente. Tre o quattro volte all’anno.

Fa parte del mio lavoro. Parliamo di affari. Si vende, si compra.

Però oltre a questo sento  che, quasi sempre, c’è un filo che ci lega. Una sintonia, una complicità.

Qualcosa di più del semplice “Ne hai? Quanto vuoi? Fai un po’ meno! Mandane tre!”

Quando i rapporti sono più amichevoli spesso crescono anche gli affari, ma non sempre.

Ma almeno si riesce a divertirsi facendo due chiacchiere, sfottendoci un po’, volendosi bene.

Per molti anni abbiamo avuto due cani a casa. Cioè, ne avevamo uno, Viento, ma un giorno è tornato dalle sue passeggiate solitarie portandosi un’amica. Un cane bianco, dolce, con l’aria un po’ smarrita.

E nessuno ha avuto il coraggio di chiuderle la porta in faccia. Così, per molti anni, Viento e Gringa hanno fatto parte della famiglia.

Gringa by Sabine Meyer

Avevano una intesa speciale. Ricordo che li chiamavo, per farli tornare a casa, loro si scambiavano un’occhiata densa e rapida, e poi … Via! Scappavano via con una corsa forsennata, giocando e mordicchiandosi in continuazione durante la corsa. Erano davvero amici.

Poi un giorno Viento non è più tornato a casa. Non abbiamo mai saputo perché e per come. Gringa è rimasto il nostro cane. Anche se la mancanza di Viento si è sentita a lungo.

Spesso l’amicizia non ha bisogno di parole, è una questione di intesa. E l’intesa è una faccenda più epidermica.

Ma torniamo al mio amico di prima.

E’ un “ragazzo” che cerca di dedicare un poco del suo tempo all’impegno sociale. Ci mette il cuore. Ha fondato l’Associazione I Care e, quando può, organizza iniziative, convegni, conferenze.

Adesso si impegna molto per il referendum sull’acqua, chissà perché non si impegna per il nucleare, però adesso è così.

Con Marco spesso litigo. Bonariamente, che  ci vogliamo bene, ma ci capiamo poco.

Ad ogni modo cercherò di trovare la possibilità di condividere parte delle mie esperienze, di trovare energie per sviluppare progetti e iniziative, perché alla fine la nostra esperienza possa essere utilizzata anche dagli altri, anche se il tempo dei sogni e delle grandi speranze è già finito …

Ma le trasformazioni hanno sempre tempi molto più lunghi del nostro desiderio, che avrebbe sempre aspettative magiche.

Come l’amicizia, una magia unica, che si arricchisce della diversità.

Ricordo di Vittorio Arrigoni

Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza.

Era uno di noi, un uomo di pace, con molto più coraggio di ognuno di noi, che stiamo qui a piangere e a guardare ammirati le imprese degli altri.

Ha speso la sua vita in una missione impossibile.

Sempre in secondo piano, mai protagonista. Anche la sua foto, nel profilo di Facebook, da dove l’ho presa, lo mostra nell’ombra, dietro il primo piano di una bambina.

Spero soltanto che anche la sua morte possa diventare un messaggio di pace, come la sua vita.

Non dimentichiamolo.

Guerrilla Radio, il blog di Vik

Vittorio Arrigoni su Facebook

RESTIAMO UMANI