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Ciao 2009 !

Un altro anno sta per finire.

porchetta5

Saremo sommersi da tg che ci ricorderanno

del terremoto in abruzzo,

del fatto che lo spumante italiano va per la maggiore la sera del cenone,

della crisi,

degli esperimenti fantasmagorici del CERN, delle guerre,

della statuetta in faccia a Berlusconi,

del popolo viola,

del passaggio al digitale terrestre,

della rivolta in Tibet,

della strage di Viareggio,

della nascita della CAI,

della sospensione di De Magistris,

di Eluana Englaro,

della condanna di Mills,

degli accordi con la Libia per rispedire indietro i barconi di poveri disgraziati in cerca di una vita migliore,

dei pregiudizi sui Rom,

della bocciatura della legge 40,

dei pirati nel golfo di Aden,

del divorzio Lario/Berlusconi,

dei festini a villa Certosa,

dell’emergenza rifiuti,

della pillola abortiva approvata e poi ripudiata,

delle dimissioni di Boffo,

dell’influenza suina,

della bocciatura del lodo Alfano,

della morte di Stefano Cucchi,

del divieto di esporre crocifissi in classe,

della morte di Alda Merini e Mike Bongiorno,

del Nobel per la pace ad Obama,

etc.

Faranno un bilancio di quel che è stato e un pronostico di quel che sarà.

Gli oroscopi (a cui nessuno crede ma che tutti guardano) la faranno da padroni;

l’ultima abbuffata obbligatoria dell’anno avrà corso (alla facciaccia dei tanti che muoiono ogni giorno di fame);

tutti cercheranno di trascorrere la serata più divertente dell’anno (che poi non si capisce perché quel 3 marzo a casa con gli amici, una chitarra e una bottiglia di vino debba essere stato per forza da meno);

si terranno i soliti rituali “magici”: intimo rosso, 12 chicchi d’uva, lenticchie e cotechino (come se cambiasse qualcosa il farlo);

corni e cornetti, fuochi d’artificio e trenini;

promesse di cambiamento, auspici per un anno migliore di quello passato, lacrime di coccodrillo.

É come se il tempo si fermasse nell’attesa.

In realtà tutto avviene in un istante, in un secondo infinitesimale ma allo stesso tempo ridondante e logorroico.

Un salto spaziotemporaneo.

Tutto si capovolge, cambia senso, diventa fantasmagorico, si spegne, si accende, vive, smette di esistere. Un mondo alla rovescia che assorbe i suoi opposti e li manipola fino a raggiungere la loro stessa negazione (Bachtin).

Mi viene in mente Pulci e il suo Morgante, in gargantueschi banchetti, gli imbrogli, il mascheramento, il falso mito del poema epico cavalleresco, l’ironia e la stupidità dell’uomo che, credendo di compiere atti infinitamente grandi si perde in un bicchier d’acqua e muore per la puntura di un piccolo granchio.

Questo mi viene in mente pensando al mondo impegnato in festeggiativi per un numero (2009) che cambia (2010).

Il gigante Morgante e il gigante nano Margutte.

Il primo è un pagano sconfitto da Orlando, convertito al cristianesimo e divenuto fedele scudiero del paladino, il secondo è un furfante, dedito ai piaceri della gola, al vagabondaggio agli imbrogli.

(Chi vi ricordano?)

Tutti noi quella sera, brandendo i bicchieri e rinnegando il nostro essere, rispondiamo alla domanda di Morgante

[Disse Morgante: – Tu sia il ben venuto:
ecco ch’io arò pure un fiaschetto allato,
che da due giorni in qua non ho beuto;
e se con meco sarai accompagnato,
io ti farò a camin quel che è dovuto.
Dimmi più oltre: io non t’ho domandato
se se’ cristiano o se se’ saracino,
o se tu credi in Cristo o in Apollino.]

alla maniera del vil Margutte:

[Rispose allor Margutte: – A dirtel tosto,
io non credo più al nero ch’a l’azzurro,
ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
e credo alcuna volta anco nel burro,
nella cervogia, e quando io n’ho, nel mosto,
e molto più nell’aspro che il mangurro;
ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi gli crede;
e credo nella torta e nel tortello:
l’uno è la madre e l’altro è il suo figliuolo;
e ‘l vero paternostro è il fegatello,
e posson esser tre, due ed un solo,
e diriva dal fegato almen quello.
E perch’io vorrei ber con un ghiacciuolo,
se Macometto il mosto vieta e biasima,
credo che sia il sogno o la fantasima;
ed Apollin debbe essere il farnetico,
e Trivigante forse la tregenda.]

In poche parole la risposta è: non credo a nulla, nulla mi importa, solo di aver la pancia mia piena. Gli altri? Chi se ne frega!

Il discorso tra i due è infatti preludio ad una truffa nei confronti di uno stolto oste. I due, consumato un pantagruelico pasto, malmenano il malcapitato e scappano senza pagare.

Perfetta trasposizione ironica del poema epico cavalleresco reale che ci raccontano e che siamo soliti raccontarci, attacco per nulla pretenzioso all’elogio dell’egoismo imperante.

Ora scusatemi, ma farò di proposito un uso criminoso, personale ed autocelebrativo di questo mezzo.

Vorrei abbracciare Simona e augurarle una vita felice con la sua bambina,

auguro ad Ema di continuare così ed essere sempre più forte,

a Frà di abbattere mille barriere,

a Uccio di trovare un affetto caro,

a me stessa di riuscire a mettere in pratica un pizzico della teoria della condivisione e dell’orizzontalità dell’organizzazione della società che tanto mi è cara (poi se arriva pure un lavoro che duri più di un mese, schifo non mi fa :P).

A te Giorgio auguro tanta serenità, ti ringrazio per il tuo blog e perché sopporti il mio straparlare!!!

S.



* * *

Grazie S. per il bel contributo!

Buon Anno a Te e a tutti gli amici del blog!

Il 2010 sarà sicuramente più profumato …

😉

Paolo Barnard: un’utopia come un’altra?

Mi piace leggere Paolo Barnard.

Lo trovo interessante, stimolante. Una voce stonata in un coro monotono.

Seguo il suo sito e i suoi aggiornamenti chiedendomi comunque: dove andrà a parare?

Cosa comporta il suo nichilismo? Il suo sguardo disincantato su un mondo che ormai sembra non promettere più niente di buono? Se non una vincita al Superenalotto dove sembra che la gente investa sempre di più?

Credevo che si fosse semplicemente arreso ad una realtà opprimente, mentre l’articolo che ha pubblicato oggi mostra che mi sbagliavo di grosso.

Paolo ha le sue proposte per “UN MONDO FINALMENTE PIU’ GIUSTO”

Egli vorrebbe combattere il CAPITALISMO DEI BENI DI CONSUMO. Ecco come:

“Ora, per arginare una macchina mostruosa di queste dimensioni e di questa potenza, c’è una sola strada:

– Studiarla a fondo.

– Formarci in un esercito di attivisti compatto, disciplinato.

– Capire che cosa, in questo periodo della Storia, innesca il cambiamento, quale vettore, quale tipo di interazione umana. Individuare queste chiavi di svolta con precisione, così come si isola una molecola benefica.

– Studiare di conseguenza una comunicazione immensamente abile per attirare l’attenzione del mondo della GENTE COMUNE.

– Studiare i metodi per rendere la comunicazione gradevole ma penetrante.

– Diffonderci nei luoghi della gente comune, implacabili, pazienti, tutto l’anno, per tentare di creare un consenso opposto a quello oggi dominante usando quei metodi attentamente studiati.

– Essere molto ben finanziati, cioè cercare e ingaggiare sponsorilluminati’ capaci di vedere il vantaggio di lungo termine di un mondo più giusto.

– Sapere che è una strada in salita, poiché si tratta di invitare milioni di persone a scelte impopolari, a rinunce, a mutazioni di stili di vita importanti, e a saper vedere però la convenienza finale di un mondo più in equilibrio.

– Mettere da parte le differenze che separano i nostri gruppi che formano il Movimento, cioè rinunciare ai nostri individualismi per un fronte comune, unico, compatto, disciplinato, implacabile di attivisti al lavoro ovunque, sempre, con linee guida universali, sempre le stesse e i metodi di cui sopra. Cioè cambiare il consenso dei popoli, verso la rinascita del primato del Bene Comune. Per un mondo finalmente più giusto.

Non c’è altra strada. Non c’è.”

Io purtroppo non vedo possibilità nella strada da lui indicata.

Non credo alla possibilità di una organizzazione compatta, capace di eliminare divisioni al suo interno, di trovare FORTI FINANZIAMENTI (dove se non dal capitalismo?) e capace di trovare una forma di comunicazione che colpisca il cuore della gente per cambiare anche comportamenti e atteggiamenti.

La storia non l’ho mai vista cambiare così.

L’egoismo è sempre stato prevalente.

I cambiamenti importanti sono sempre costati morti e feriti.

Siamo tutti (o quasi) generosi se circondati dall’abbondanza, ma siamo pronti ad uccidere se il pezzo di pane che sta fra di noi è l’ultimo rimasto per sopravvivere.

Questo aspetto è ormai remoto, ma è una parte della natura umana di cui non dovremmo dimenticarci.

Ma allora quali soluzioni? Una strada in salita dice Paolo Barnard. Ma chi la sceglierebbe?

Siamo tutti consapevoli che i regali di Natale

sono uno stupido omaggio al consumismo, eppure nessuno è capace di rinunciarvi. Chiunque si sente triste se non ha un pacchettino incartato e infiocchettato da mettere sotto un alberello o una semplice candelina.

Eppure questo rito che è ormai soltanto una devozione al Dio Capitale lo compiamo tutti, Atei e Cristiani, accomunati dal desiderio del sorriso dei nostri figli che possono sentirsi grazie a questo UGUALI agli altri.

Siamo disposti a soffrire, certo! Ma guai se i nostri figli si sentono esclusi o inferiori a causa delle nostre credenze. Non capirebbero. E noi sembreremmo soltanto dei miserabili.

Finanziamo il capitalismo distruggendo la nostra salute. Consumando tabacco, per esempio, che non conosce ideologie.

Nessuno ha il coraggio di dire che fumare sigarette è un modo FASCISTA di stare al mondo!

Ma anche consumando droghe, come l’hashish, droga “buona e illuminata” (?!?), che fa parte del “Movimento”…

Senza pensare CHI GUADAGNA da questo consumo.

Oppure usiamo cosmetici di tutti i tipi e di tutti i colori, senza chiederci a che serve se non a un ideale insensato di bellezza. Sempre per adeguarsi all’immagine NORMALE del corpo …

Allora AVANTI nel DELIRIO del consumo!

E il cambiamento?

Dovremo aspettare LA CRISI!

Tenerci buoni i nostri buoni propositi, cercare di costruire PICCOLE ISOLE di felicità, e aspettare che le nostre auto possano funzionare per 1 milione di kilometri senza avere più bisogno di consumarle e buttarle via.

Un’altra utopia?

Certo! Tanto, una vale l’altra …

Almeno così cerco di stare bene OGGI!

Facendo finta di non sapere che il mio frigo è pieno delle sofferenze di un grande mondo dimenticato …

O no?

🙁

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