Ubriachi di calcio. I Mondiali con occhi diversi.

Gioca l’Italia!
Volente o nolente un’emozione arriva anche a me.

Il calcio da bambino era una cosa importante. Le figurine dei calciatori, le formazioni a memoria …
Lasciano il segno. Anche se poi subentrano altri interessi e il calcio poi non mi tocca proprio.
Ma i Mondiali sono sempre i Mondiali.

Anche se non è che tifo tanto Italia, non per motivi padani, no grazie.
Ma per un senso internazionale.

Non mi sento particolarmente legato all’essere italiano.

Per me questa storia delle Patrie è sempre un’occasione di divisione, di rivalità, in ultima analisi un’anteprima dell’odio.
Anche l’inno di Mameli mi è sempre stato antipatico.

Non mi sento né “schiavo di Roma” né “pronto alla morte!
Non mi sembra che “Iddio la creò“. Non c’è un solo verso dell’inno che mi sembra di condividere.
Ammetto: se l’Italia prende un gol sghignazzo.

Mi fa ridere tutto il pathos della gente che si infrange in una solenne delusione.

Mi diverte tutta questa gente che freme davanti allo schermo, sventolando bandiere e suonando cacofoniche trombette ad aria compressa davanti a un teleschermo in piazze tutti pronti ad impazzare in volgari caroselli strombazzando su auto selvagge urlando e sbraitando in malo modo.
L’Italia prende un gol e questa folla beota rimane inebetita e muta. Colta da una depressione collettiva e da una preoccupazione malsana.
La vergogna, soprattutto la vergogna.
Tanto ci si appropria della vittoria di una dozzina di ragazzotti abili a tirar pedate, quanto si sprofonda nel panico e nel marasma se l’avversario ha fatto un gol in più di noi.

Di noi? Ma quali noi? Di loro! Gli undici ricchissimi ragazzotti.
Tutto perde senso, tutto perde interesse.
Tutto ciò mi fa ridere.
E mi fa capire come il calcio sia soltanto uno dei tanti strumenti ipnotici che ci dominano.
E allora peggio per voi tifosi e patrioti!
Siete pronti a sentirvi onnipotenti per un calcio di rigore segnato in più dell’avversario?
Andate a seppellirvi nel malumore quando la vostra italietta quel gol non lo segna in quella stramaledetta porticina stregata.
E peggio per voi!
Beccatevi l’italia fuori dai Mondiali e consolatevi che tanto non vi intercetta più nessuno.
Contenti?

Riflessioni sui Mondiali:

La Faccia Nascosta dei Mondiali 2010

The World Cup you won’t see: What South Africans really think of the multi-million-pound circus that will descend on their nation next summer

Per chi ha difficoltà con l’inglese una traduzione automatica QUI

Spezzagli le gambe! Lo sport, l’esempio e la buona educazione.

11 pensieri su “Ubriachi di calcio. I Mondiali con occhi diversi.

  1. Ciao giosby.
    Mi spiace, ma questa volta leggo una serie infinita di banalità e cose dette e ridette. Masticate e populiste.
    Se il messaggio voleva essere: il calcio è solo un gioco, è ridicolo vedere una nazione che si ferma, e che si unisce solo in nome di una partita di calcio son d’accordo, ma mi sembra di leggere altro.
    Sul non sentirti legato all’essere italiano non posso dir nulla, ognuno ha le sue sensazioni e fa le sue valutazioni. Ma sull’inno non sono per nulla d’accordo. Estrapoli piccole frasi a caso, senza andare a guardare l’interezza del significato.

    Il calcio è un gioco, e dovrebbe rimanerlo. ma è insito nel giocare il gioire e intristirsi per un instante. Non è quello il male. Il male è la portata degli interessi che gira intorno a questo gioco, il male è il basare la propria vita intorno a questo gioco, etc etc.
    Il male è sfruttare questo gioco per “scendere in campo”, per “rimettere la palla al centro” e per appropiarsi di un grido.
    L’errore è sentirsi uniti solo quando si tratta di calcio, o di pallavolo o di basket…
    L’Italia è storia, è usi e costumi, e il ragazzo senegalese che stringe la mano al ragazzo cinese, è la donna mussulmana che sposa il cristiano, è la pasta, è la mafia e la ‘ndrangheta, è l’essere nati nella parte giusta del mondo, è l’avere la pancia piena e un tetto sulla testa (la maggioranza almeno), è il cielo azzurro e il mare limpido, è berlusconi e i berluscones, travaglio e i travaglini, grillo e i grillini, il pd e i piddini (così si dice?), gli attivisti e i complottisti, i debunker e i liberi pensatori e molto molto altro.
    Forse vaneggio, ma provo un fastidio fortissimo quando mi sembra di sentire o leggere qualcuno disprezzare una cosa che non capisce.

    Noi fummo per secoli
    calpesti e derisi
    perchè non siam popolo
    perchè siam divisi
    Raccolgaci un’unica
    bandiera una speme
    di fonderci insieme
    già l’ora suonò.
    L’inno è anche questo, non solo la prima strofa (che senza tutto il resto non ha significato).
    E questa storfa ha un significato fantastico, profondo e ancora vero.
    Unione e condivisione di tante cose vuol dire.
    La terra è tonda anche se prima tutti credevano fosse piatta…

    E tranquillo continuerai ad essere intercettato…

  2. Ciao Silvia! Finalmente troviamo qualche punto di dissenso, Stavo cominciando a preoccuparmi …
    🙂
    Ma vediamo se riusciamo a capirci anche questa volta!
    La passione per lo sport e per il gioco, secondo me, è una cosa bellissima.
    Non è bello però quando lo sport diventa uno strumento per abbindolare il prossimo.
    Sarà anche una banalità, ma il famoso “Panem et circenses” funziona ancora.
    Non è un caso che Berlusconi abbia adottato slogan calcistici per fare presa sul “popolo” e ottenere consensi.
    Dal famoso “scendere in campo” alla più evidente “forza italia”.
    I giochi sono in fondo la prosecuzione degli spettacoli di gladiatori dove gli uomini MORIVANO combattendo tra di loro o contro animali feroci.
    Gli aspetti sadici del popolo venivano in quel modo stimolati e usati anche come termine di paragone a cui si poteva sempre fare riferimento.

    Mi spiego meglio: vedendo gli schiavi combattere e morire il popolo degli uomini liberi poteva sentirsi ancora fortunato.
    In effetti nell’antica Roma gli uomini liberi potevano diventare schiavi a causa di una condanna penale o a causa dei loro debiti.
    Insomma immagino che nell’antica Roma cadere in schiavitù era una disgrazia come potrebbe essere oggi il dramma della disoccupazione, che sempre ci ossessiona e ci perseguita ai giorni nostri.
    Non è un caso che l’espressione equivalente nella Napoli borbonica fosse “Festa, farina e forca” dove “all’uso di feste pubbliche e di distribuzioni di pane si accompagnava la pratica di numerose impiccagioni pubbliche come dimostrazione della capacità del potere politico di assicurare il mantenimento della legalità.”
    http://it.wikipedia.org/wiki/Panem_et_circenses

    In questa logica il calcio, soprattutto in Italia, è il principe degli sport capace di richiamare folle come nient’altro.
    E se torni al post segnalato
    “Spezzagli le gambe! Lo sport, l’esempio e la buona educazione.”
    ti renderai conto di come il gioco del calcio venga usato anche come miraggio per molti giovani, e soprattutto i loro genitori, disposti a tutto pur di vedere il loro pupillo diventare un campioncino strapagato …

    Quanto all’inno che ti piace tanto, resto davvero un po’ basito.
    Questa non me l’aspettavo!
    L’Italia è un paese laico, o sbaglio?
    Perché mai devo cantare un inno che fa riferimento a Iddio?
    L’Italia ripudia la guerra, o sbaglio?
    Perché mai dovrei stringermi a coorte, esser pronto alla morte, cingermi la testa con l’elmo di Scipio?
    Ho poi trovato l’intero testo dell’Inno, veramente sconosciuto e te lo propongo così com’è:

    ***

    Fratelli d’Italia,
    L’Italia s’è desta;
    Dell’elmo di Scipio
    S’è cinta la testa.
    Dov’è la Vittoria?
    Le porga la chioma;
    Ché schiava di Roma
    Iddio la creò.

    Stringiamci a coorte!
    Siam pronti alla morte;
    Italia chiamò.

    Noi siamo da secoli
    Calpesti, derisi,
    Perché non siam popolo,
    Perché siam divisi.
    Raccolgaci un’unica
    Bandiera, una speme;
    Di fonderci insieme
    Già l’ora suonò.

    Stringiamci a coorte!
    Siam pronti alla morte;
    Italia chiamò.

    Uniamoci, amiamoci;
    L’unione e l’amore
    Rivelano ai popoli
    Le vie del Signore.
    Giuriamo far libero
    Il suolo natio:
    Uniti, per Dio,
    Chi vincer ci può?

    Stringiamci a coorte!
    Siam pronti alla morte;
    Italia chiamò.

    Dall’Alpe a Sicilia,
    Dovunque è Legnano;
    Ogn’uom di Ferruccio
    Ha il core e la mano;
    I bimbi d’Italia
    Si chiaman Balilla;
    Il suon d’ogni squilla
    I Vespri suonò.

    Stringiamci a coorte!
    Siam pronti alla morte;
    Italia chiamò.

    Son giunchi che piegano
    Le spade vendute;
    Già l’Aquila d’Austria
    Le penne ha perdute.
    Il sangue d’Italia
    E il sangue Polacco
    Bevé col Cosacco,
    Ma il cor le bruciò.

    Stringiamci a coorte!
    Siam pronti alla morte;

    Italia chiamò.

    ***

    Davvero ti piace tanto?
    Io lo trovo assolutamente lontano da noi e molto legato ad un clima di guerra!
    No, lo dico e lo ripeto: l’Inno di Mameli non mi piace, né tanto meno mi piace la sceneggiata di cantarlo con la mano sul cuore …

    La trovo una delle tante ipocrisie dell’Italia e, soprattutto, degli Italiani.

    Scusa per la lunghezza …
    Ciao ciao
    🙂

  3. Sicuramente il calcio è usato per abbindolare, sicuramente panem et circenses è di una attualità spaventosa. Non solo quello, secondo me tutta la storia delle intercettazioni (non verrà mai approvata e se invece dovesse succedere in pochi mesi l’italia sarà sanzionata dalla ue) è un gioco ancora più sporco, veri gladiatori che si battono tra loro in nome del sacro spettacolo (son dei bravi attori effettivamente, giornalisti compresi).
    E scusa, ma non è colpa del calcio o di qualsiasi altra forma di intrattenimento se gli italiani sono abbindolati. Gli italiano vogliono essere abbindolati e farsi credere abbindolati per poi fare il porco comodo proprio. Per me non esistono scusanti.
    In questo momento preferisco guardare una partita di calcio piuttosto che vedere tribune politiche in cui ci sono due illustri noti che si prendono a parole sulla base del nulla. Questione di scelte.

    Conosco l’inno di mameli (non è poi così sconosciuto). E’ stato scritto nel 1847 (milleottocentoquarantasette!!!! non l’altro ieri) da un ventenne. Siamo in pieno risorgimento, in pieno dominio austriaco. A quei tempi fu anche vietato e messo al bando perchè di ispirazione repubblicana antimonarchica. Incitava il popolo all’insurrezione per la liberazione dall’oppressore e dalla monarchia. In questa luce non mi sembra affatto così brutto e schifoso.
    E sì l’Italia è uno stato laico (per finta ovviamente, credi veramente che sia laico?), ma ripeto è stato scritto nel 1847!
    Io lo trovo vicinissimo invece. Invoca l’unità e la condivisione di obiettivi, manifesta la divisione che ci caratterizza, nord contro sud e viceversa. Ricorda quel che è stato, da mazzini a Garibaldi, ricorda le pene che l’Italia ha passato per unirsi. E proprio in un momento storico come questo lo trovo attuale.
    Combattere per un ideale la trovo una cosa bellissima, e donare la vita a quell’ideale lo trovo ancora più bello. Ma non vuol dire usare le armi, o suicidarsi. Vuol dire dedicarsi con tutte le forse, sacrificarsi anche in nome di qualcosa in cui si crede.
    Non è un inno alla guerra, è un inno alla libertà. La libertà e la democrazia.

    Come “Contessa” di Paolo Pietrangeli quando dice:
    “Compagni dai campi e dalle officine
    prendete la falce portate il martello
    scendete giù in piazza picchiate con quello
    scendete giù in piazza affossate il sistema.

    Voi gente per bene che pace cercate
    la pace per far quello che voi volete
    ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
    vogliamo vedervi finir sotto terra
    ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato
    nessuno più al mondo deve essere sfruttato.”
    Secondo te è un inno al prendere la falce e spaccarla in faccia a qualcuno? Secondo me no, è un simbolo. Parla di libertà e di parità di diritti etc, etc.
    Non mi dilungo oltre. Credo si capisca come la penso dal mare di parole 😛

  4. Contessa è una di quelle canzoni di gioventù che ancora mi commuove …
    Però credo che inviti proprio a ribellarsi con violenza ai soprusi.
    Non è molto metaforico! E’ concreto!
    E penso anche che molti ragazzi di allora hanno usato la violenza spesso in modo insulso per ribellarsi.
    Certo con uno spirito libertario, magari.
    Ma ciò non toglie che in nome di questi ideali hanno causato danni e morti.
    Una volta approvavo anche la violenza.
    Oggi come oggi davvero non riesco più ad accettarla, né tanto meno a celebrarla.
    E in fondo tutte queste canzoni e inni al suon di impugnare martelli e indossare elmi cosa sono se non una incitazione alla violenza?

    Poi magari sono poco pratico e al mondo non si è ancora trovato un modo più civile di risolvere i conflitti.

    Ma per favore non chiedermi di andarli a cantare e sentirmi fiero di tanta esibizione di prove di forza e di coraggio “patriottico” …

    Non fa per me!

    Ciao
    🙂

  5. Sono per la non violenza, non la inciterei mai (anche se capisco, comprendo certe reazioni violente non giustificandole). Credo che si possa cambiare senza l’uso della violenza, ci vuole di più e ci vuole molta più perseveranza, ma si può.
    Nonostante tutto questo riconosco un forte valore simbolito a quei testi. E penso che l’essere umano sia in grado di ragionare e di capire. Io ci leggo una forte spinta al fare e all’attivarsi per i propri diritti senza stare ad aspettare, ci leggo il tentativo di far capire che solo condividendo una “battaglia” si possono ottenere risultati.
    Non chiedo assolutamente di cantare e nemmeno di sentirti fiero, ognuno ha la sua sensibilità e si comporta di conseguenza.
    Sai però una cosa? Credo che violenza non sia solo il picchiare o il fare male fisicamente, in fondo anche scendere in piazza e urlare è violenza, anchee rivendicare con forza i propri diritti è violenza, anche imporre (nel senso di esporre fino in fondo e senza l’intenzione di convincere) il proprio pensiero è violenza.

    Forse ho portato il discorso un pò OT. Lascio un link: http://italy.indymedia.org/news/2006/05/1064395.php

    P.S. Una domanda che non vuole essere una provocazione, solamente una curiosità personale (l’hanno fatta a me in passato e a me ha fatto molto pensare) se fossi africano o iracheno o afgano (etc, etc) continueresti a pensarla nello stesso modo?

  6. Non conoscevo la storia di Contessa. Credevo fosse un canto molto più “storico”.
    Grazie per averla segnalata. Evidentemente la violenza che evoca non lascia indifferenti …
    Eppure mi sembra una canzone romantica.
    Che strane, a volte, le percezioni. Specie se sono legate a momenti della gioventù e ad una certa malinconia.
    Sulla violenza ti rimando qui:
    Violenza, gioco e ideologia
    La violenza psicologica è spesso meno appariscente ma più dannosa di quella fisica, anche perché è una violenza strisciante.

    Certo, a volte viene voglia di spaccare tutto perché sembra l’unico modo possibile di ottenere qualcosa, quanto meno attenzione, visibilità.

    E’ un modo infantile di protestare. D’altra parte quando gli adulti sono distratti l’unico modo che hanno i bambini di farsi notare è quello di combinare disastri …
    E di fronte a certe “distrazioni” di certi governi non sembra esserci altro rimedio.
    Eppure la violenza è soltanto l’espressione di una disperazione che purtroppo è ancora troppo diffusa.
    Se fossi africano o … o …?
    Che ne so, Silvia!

    S’ i’ fosse foco, arderei ‘l mondo …

    🙂

  7. Io penso che non sia una canzone “simbolica” ad evocare violenza. E’ la scemenza che la provoca. Per me è come dire che se io andassi in giro a dire “dai buttati dal balcone, è la cura perfetta per il cancro”, a ruota tutti si butterebbero (anzi questa è molto molto peggio, non c’è dietro nulla).
    Non riesco a leggerci un incitamento alla violenza tanto per. Io leggo, non farti mettere i piedi in testa, non far sì che siano gli altri a decidere per te, vai e metticela tutta per ottenere la libertà.
    E’ vero, la violenza psicologica è dannosissima, ma non è la musica che spinge alla violenza, non è il gioco, non è la trasmissione televisiva. Siamo noi che lo facciamo esaltando certe figure e regalandogli l’etichettadi vincenti. E’ il padre o la madre che dice a suo figlio di farsi valere reagendo attraverlo l’uso delle mani, è chiunque da una spinta per arrivare prima, è il calciato che fa un fallo tattico (perchè me la possono raccontare come vogliono,ma un conto è arrivare in ritardo per foga o perchè si è più lenti, un conto è falciare di proposito un avversario), è il non rispettare le regole.
    :p, la penseremo sempre in modo diverso credo, ma è questo il bello. Differenti interpretazioni.
    Solo una cosa ci tengo a precisare, se non riusciamo a sentirci uniti, se non riusciamo a sentirci italiani (partite di calcio a parte), non credo riusciremo mai nemmeno ad apprezzare il significato e il valore della parola condivisione. Radicale? Forse, ma è quel che penso.

  8. Cara Silvia, la violenza ha ben poco di simbolico. Fa male.
    D’altra parte è anche vero che la storia dell’uomo è piena di violenza.
    E’ vero che i cambiamenti sono quasi sempre avvenuti in seguito a guerre violente.
    Io ricordo quando le canzoni di lotta che adesso sento con un po’ di nostalgia erano il preludio della violenza VERA.
    Certo, gli eroi hanno sempre un aspetto romantico.
    Certo, alle volte ci sono situazioni in cui si è portati a pensare che non se ne esce senza una guerra.
    Certo, cantare una canzone può essere un semplice sfogo, un semplice desiderio di veder finite certe ingiustizie.
    Ma il principio del canto della violenza, in sé non mi piace.
    Preferisco canzoni che magari ci lasciano pensare un po’
    http://www.youtube.com/watch?v=oJspb_VfJLs

    Anche se sono molto belle anche le canzoni che venerano praticamente l’atto eroico del terrorista …
    http://www.youtube.com/watch?v=avSZ5eIZzTw

    Insomma, hai ragione anche tu …
    http://www.youtube.com/watch?v=JBS48R2i6Pw

    Condivisione? Certo, ma perché solo italiana? In fondo l’open source, ubuntu e queste esperienze non sono fenomeni italiani, ma internazionali.

    E allora lo spirito di condivisione, per me, va al di là dei confini della patria (confesso che già questa parola mi causa un po’ di allergia …)
    Ciao
    🙂

  9. Lol, oddio non è che contessa e l’inno di mameli siano la colonna sonora della mia vita, anzi…
    Mi spiace fermarsi sul discorso della violenza e del simbolo, potrebbe diventare un discorso pericoloso e fraintendibile.
    (So che con te non corro di questi rischi, ti scrivo in privato).

    Per quel che riguarda la condivisione: per un software è semplice cominciare sul piano internazionale (per quanto all’inizio non è stato affatto così), ma come facciamo a condividere con gli altri se non riusciamo prima nella nostra piccola comunità, poi in italia e così via dicendo? Come facciamo a condividere col mondo se non riuciamo a farlo con i “vicini”. Le differrenze culturali sono bellissime, ma possono essere un grosso ostacolo se non si hanno le idee chiare, se prima non si affrontano nel piccolo.

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