Aggressioni nel web

Si fa presto a criticare in questo mondo, è la cosa più facile.
Attacco e contrattacco, polemica mischia insulti e rissa.
Può essere un atteggiamento nella vita, dove si fa presto a trovarsi coinvolti in una rissa per futili motivi, ma anche sul web, che in fondo è un posto dove spesso ci si frequenta tra perfetti sconosciuti, il “vaffanculo” è un must.
Bastano due parole di troppo e scatta.
Su Facebook si toglie l’amicizia, amicizie create spesso anch’esse per futili motivi.
Sui blog ci si insulta e si banna. Si censura, si manda affanculo e poi si impedisce al “molesto” frequentatore di continuare a scrivere nel proprio spazio.

E’ anche una autocritica la mia.

Le cose che mi suscitano più rabbia sono due: le bugie e la censura.
Spesso, se ho tempo e se ho voglia, quando mi imbatto in queste cose mi esprimo, cercando di mettere in luce l’incongruenza e l’ingiustizia.

Divento aggressivo anch’io? Sì, a mio modo sì. Evito gli insulti, cerco di essere più efficace, di dimostrare l’inconsistenza degli argomenti che mi vengono proposti.
Ma, in un modo o nell’altro, manifesto una certa aggressività, non fosse altro che cercando di mettere in ridicolo l’interlocutore.

D’altra parte non ricordo mai, forse sbaglio, di qualcuno che, viste le mie critiche per lo più sensate, abbia scritto: “Sì, mi sono sbagliato. Credevo in un modo ma mi hai mostrato qualcosa di diverso, a cui non avevo ancora pensato…”
No, niente.
Solo gente che sparisce. Che ti scrive: “qui non scriverò mai più, è inutile”. Oppure che ti insulta. Che va via sbattendo la porta. Che cancella quello che ho scritto e chiude i commenti. E via dicendo.

Mi chiedo se il mondo abbia perso il senso della ragione. Se siamo abituati ormai soltanto ad un modo di pensare da tifosi: la ragione sta di qua ed il torto sta di là. Qualsiasi cosa accada.
Si sposa uno schieramento e quello è per sempre. Una bandiera da tenere alzata e da picchiare in testa a chi la pensa diversamente.

Eppure esiste un modo diverso di dialogare. Un modo che probabilmente sul web non è posssibile, perché riguarda anche la sfera privata.
Quando discutiamo con qualcuno bisogna pensare di mettere in discussione anche noi stessi. Così potremo forse insegnare ed imparare. Così discutere sarà una cosa utile.
Altrimenti continueremo a giocare a braccio di ferro, cercando solo la ragione ed il torto, il giudizio e la condanna, la sentenza e la fucilazione dell’avversario.

La nostra società è costruita con continui giudizi. La scuola che cosa è se non una continua verifica, una continua valutazione.

Aiuta a crescere? O aiuta a pensare che il mondo è semplicemente diviso tra buoni e cattivi, bravi e incapaci?

E all’interno della famiglia non si riproducono gli stessi meccanismi? Premi e punizioni, a secondo del MERITO, altro grande mito dei nostri tempi.

Quando invece all’interno della famiglia l’amore e l’affettività esistono al di là di qualsiasi capacità e merito sia dei genitori che dei figli. Mentre il sistema scolastico e sociale cerca di insegnare ai genitori di “non amare” i figli “non meritevoli”.

E’ un concetto schematico, ma il gioco del ricatto in famiglia è quanto mai comune: “se sei buono e bravo poi…”

Ma tornando alle lotte nel web, il presupposto errato è forse quello che ognuno di noi non può più cambiare. Ha assunto determinate convinzioni e atteggiamenti e BASTA!
Per “discutere, ragionare, crescere” non c’è più spazio. C’è spazio solo per combattere!
Non voglio crederci e cercherò un poco più di umiltà.
Chiedo scusa a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, ho ferito.
Anche se mi piacerebbe leggere qualche loro parola di apertura, di desiderio di confronto reale.
Fuori dal gioco “io ho ragione e tu hai torto!”
Possibile?

Certo è difficile per qualcuno come me che è cresciuto in mezzo agli scontri tra studenti e polizia, tra morti ammazzati e promesse di vendette…

 

Ma crescere non è un optional, è una necessità!

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8 pensieri su “Aggressioni nel web

  1. Perfettamente d’accordo. Amo le discussioni, anche un po’ animata e sono convinta aiutino ad ampliare gli orizzonti.
    Lo faccio con le mie nipoti ( 13 e 15 anni) e mi sono anche utili per conoscere le loro opinioni e i loro interessi.
    Ciao
    Cristiana

  2. Mi pare che siamo sostanzialmente d’accordo…
    Il post l’ho scritto ieri dopo l’ennesimo ban su un sito di controinformazione (ha senso sta parola?) dove invece chi insultava era libero di farlo! (tanto per cambiare)

    Perchè questa cosa, perchè tutti si rifiutano di accettare le critiche? Perchè la gente ha così tanta brama di apparire? Apparire è una parola fulcro secondo me… sono solo apparenze in fondo.

    Non posso neanche prendermela solo con grillo, insultano tutti…

    ma è sempre stato così?
    dimmelo tu che hai una serie di esperienze più formanti delle mie che ho “solo” 26 anni…

    Sono molto curioso sull’argomento
    E nel real ci si insulta come sul web?

    Lo scontro frontale porta realmente a qualcosa?

  3. Domande interessanti FrancaMente.
    Per me l’insulto è soprattutto gioco. Io lo uso, lavorando o in famiglia o con gli amici, con una certa leggerezza, senza alcuna intenzione offensiva.

    D’altra parte se segui i cuccioli, tra fratellini, cominciano subito a stuzzicarsi, mordicchiarsi e rotolarsi l’uno contro l’altro ed è evidente che si divertono un mondo, o che si divertono “come matti” per usare un’altra espressione che ci porta lontano…

    I “matti” sono un’altra categoria di persone che “non rispettano” le regole costituite e perciò sono appunto considerati matti.
    Ma sono anche portatori di un disagio che senza la loro voce ribelle resterebbe sommerso, anche se occorre dire che purtroppo il loro linguaggio trasgressivo ben raramente viene compreso, come messaggio di aiuto, come messaggio che manifesta un’angoscia che non è soltanto loro, ma in qualche modo è quasi sempre anche un’angoscia sociale.

    E qui ritorna in campo Grillo, che catalizza questa ribellione sommersa ma nello stesso tempo insulsa, quel sentimento che sembra essere “sono incazzato ma non so neanche tanto bene perché” e che, approfittando di questo generico malessere spara fuori quattro insulti contro i potenti di turno e gratifica il bisogno di ribellione di ognuno di noi.

    Perché, lasciamelo dire, anche per noi che ne afferriamo l’inconsistenza, gli insulti di Grillo sono sì penosi, ma ci fanno anche segretamente sorridere… Non ti pare?

  4. Ho appena letto la recensione di questo libro
    Dovrebbe parlare di cyberbullismo, mi ha colpito molto sto passaggio della recensione: dice una volta il bullismo finiva a scuola e poi a casa eri al sicuro, adesso non sei più al sicuro neanche a casa….

    Io ho subito bullismo fin dall’asilo, è una cosa che ti segna, sempre

  5. tu dici che grillo non è causa, ma conseguenza?
    qual è la causa allora?

    sì tutti scherziamo con gli sfottò, adesso ho imparato a scherzarci, ma se non lo sai fare, son dolori…e comunque tutti abbiamo dei punti deboli
    però non voglio neanche dire che si debba censurare per cercare di non ferire mai gli altri, secondo me quando ci si approccia con sconosciuti (e su internet è così) la prassi dell’aggressività andrebbe messa da parte perchè non sai chi hai di fronte e come possa reagire, stabilito un contatto ci si può prendere anche più confidenze

    sì ammetto che certa ironia, certi sfottò, certi insulti fanno sorridere, ma il contesto certe volte va valutato attentamente

  6. Cercare un’unica causa è una forzatura.
    Ripeto: il gioco è una motivazione forte. Il problema è quando il gioco presuppone una vittima.

    Ma tutte queste dinamiche si presentano con maggiore forza nelle istituzioni.

    Il nonnismo nell’esercito è un classico. Le carceri sono ovviamente ancora più pesanti. Il mobbing nelle aziende è tanto maggiore quanto più grandi sono le aziende e le gerarchie.

    Ma il luogo dove nasce il bullismo è la scuola, primo luogo dove i bambini sperimentano la separazione dai genitori (anzi proprio all’asilo) e un’altra autorità estranea si propone in modo invasivo e sostitutivo dei genitori.

    Un discorso complesso, ma il bullo in fondo non fa altro che scimmiottare un certo autoritarismo, dispensando minacce e punizioni ai più deboli.
    Riproduce così situazioni di cui ha sofferto. Il bullo non ha meno bisogno di attenzioni della sua vittima, anzi usa il bullismo proprio come estremo strumento per attirare l’attenzione su di sé.

    Anche in famiglia il litigio tra fratelli è un modo per attrarre l’attenzione dei genitori, che spesso cascano nel tranello di fare gli arbitri e decidere chi ha ragione e chi ha torto. Una leggerezza che, causando qualche frustrazione, qualche senso di ingiustizia, diventerà motivo di un riprodursi continuo dello stesso “gioco”.

    Peccato che in alcuni casi, alla fine, non sia più divertente per nessuno…

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