Comunismo, consumismo, marijuana e adolescenza.

E’ un mondo difficile.

Ognuno di noi contiene miti antichi e recenti e li esprime come può. Raramente questa ricchezza di messaggi che ognuno di noi cerca di trasmettere viene accolta, compresa e interpretata.

Il primo mito è quello della uguaglianza. E’ una storia antica come il mondo, forse…

Nel mito risale addirittura ad Adamo e d Eva, quando il serpente promette ad Eva di diventare uguale a Dio nutrendosi del frutto proibito, dall’albero della conoscenza del Bene e del Male.

Anche gli antichi Greci apprezzavano l’uguaglianza, poi , saltando nei secoli, Gesù Cristo proclama l’uguaglianza di tutti gli uomini, e la Rivoluzione Francese (Liberté, Égalité, Fraternité) si richiama ancora allo stesso concetto.

Il XX secolo è una continua ricerca di uguaglianza, di giustizia, di libertà. L’uguaglianza proposta da Marx non è una piatta robotizzazione umana, bensì: «Da ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!»

Il mito della Rivoluzione giovanile, il ’68, le lotte studentesche si ispirano sempre ad un concetto di uguaglianza e di parità tra gli uomini. Che poi diventa parità di diritti per le donne. Sembra che tutte le aspirazioni umane siano legate al concetto di uguaglianza.

Questo è un primo aspetto.

Contemporaneamente interviene un uso sempre più massiccio della pubblicità, con strumenti sempre più sofisticati si cerca di condizionare le scelte di tutti noi, che non siamo più uomini e donne con le nostre gioie e i nostri dolori, le nostre speranze e le nostre emozioni, ma diventiamo tutti i CONSUMATORI.

I miti che si scontrano diventano allora l’uguaglianza ed il consumo. Vogliamo essere uguali, ma nel consumo vogliamo anche distinguerci.

Da un lato i prodotti promessi ci permettono di appartenere ad una società che si riconosce simile, se non uguale, in base a segnali inequivocabili dell’abbigliamento (un marchio piuttosto che un altro, etc.) dei gusti e delle mode  in generale.

Dall’altro sono sempre i prodotti che consumiamo ci permettono di distinguerci dagli altri, di possedere in esclusiva qualche oggetto del desiderio che suscita invidia, che ci rende “desiderabili”, come fossimo anche noi semplici manichini di una vetrina, portatori di un messaggio che, a nostra insaputa, ci spersonalizza rendendoci più oggetti che soggetti.

In tutto questo contesto, descritto qui per altro in modo alquanto generico ed approssimativo, si innesta l’adolescenza.

La famiglia è per eccellenza il luogo della disuguaglianza. Genitori e figli sono profondamente diversi, anche se simili.

A tutti è evidente la differenza tra un bambino e un adulto. Le possibilità di azione di un adulto sono sempre aspirazioni dei bambini, semplici sogni per tutta l’infanzia.

Quando sarò grande potrò …. non tutto ma di tutto, e anche di più…

Arriva un momento in cui questo essere piccoli ed essere grandi si mescola in una miscela esplosiva.

Il corpo si sviluppa e l’aspetto fisico è ormai simile a quello di papà o di mamma. Magari un ragazzo ha più forza fisica del suo papà e si sente più forte di lui. Una ragazza si sente più bella della mamma…

Il classico gioco della vita.

La disuguaglianza nella famiglia diventa un motivo di conflitto. E’ messa in discussione. Ogni minuto. Quello che ieri non si poteva fare oggi è possibile. Ed improvvisamente i ragazzi e le ragazze vogliono poter fare tutto e subito.

I genitori ovviamente sono spaventati e sono costretti a trovare una posizione di contenimento di tanta esuberanza, assumendo sempre il ruolo di moderatori, proponendo o imponendo regole, orari, limiti.

Diventano insomma, nella visione dei ragazzi, l’ostacolo che si incontra nella strada per la libertà piuttosto che coloro che li accompagnano nella conquista dell’autonomia.

La disuguaglianza nella famiglia, vissuta fino al giorno prima in modo del tutto naturale, diventa insopportabile, vero e proprio campo di battaglia dove ogni regola va infranta, ogni orario va allungato,ogni limite va ridimensionato.

Ogni famiglia ovviamente ha la sua storia e le sue modalità, ma i temi in generale sono questi un po’ per tutti.

Si inserisce però, in questa dinamica naturale, il fattore CONSUMO.

L’emotività nell’adolescente è particolarmente sensibile, proprio perché si attraversa una fase di rapide trasformazioni che costringono ad adattamenti non sempre altrettanto veloci.

Il bisogno di essere adeguati, simili, UGUALI al gruppo dei pari, agli amici, ai compagni, sembra essere l’interesse principale.

E siccome il tentativo sociale è quello di spersonalizzarci per ridurci a semplici CONSUMATORI, per ovvi interessi economici, ecco che gli adolescenti sono facili prede dei consumi più banali, inutili e, spesso e purtroppo, dannosi.

La prima proposta di “emancipazione” per i ragazzi è la sigaretta. Terribile trappola a cui ben pochi ragazzi riescono a resistere.

Più raccontiamo che di sigarette si muore e più i ragazzi ne sono attratti. Ovvio, in una società in cui gli adulti sono grandi CONSUMATORI di tabacco, i ragazzi sono molto propensi a compiere questo gesto per sentirsi finalmente grandi. Banale e micidiale.

I morti si contano negli anni successivi.

🙁

Ma subito dopo la sigaretta arriva la trappola della marijuana.

Qui i fattori sono molteplici. Diverse le attrazioni.

Prima di tutto la trasgressione è più forte. Si crea subito una necessità di nascondersi dai propri genitori. Si sta usando una sostanza illegale. Ci si allontana dai genitori che, nella mente dei ragazzi “mai potranno capire…”

Ma poi, il messaggio micidiale insito nel consumo di marijuana, è quello dell’uguaglianza.

Il rito del consumo prevede un cerchio di persone che condividono lo spinello o il cilum.

Tutti fumano dallo stesso oggetto. Tutti ricevono le stesse sensazioni. La marijuana diventa la droga dell’uguaglianza e dello sharing, della condivisione, della democrazia, del comunismo dove Facebook è il luogo dell’incontro che non finisce mai, continua dalla piazza di ritrovo fino alle aule della scuola o le stanze di casa, grazie anche alle tecnologie portatili che ci permettono di continuare una vita collettiva in un rito di consumo senza fine.

Così il gruppo di ragazzi diventa un gruppo di UGUALI, luogo di pace e di solidarietà, dove UNO VALE UNO… (come contrabbandano anche gli adescatori di tardi adolescenti come il M5S di Beppe Grillo)

Contrapposto alla famiglia, dove la DISUGUAGLIANZA ancora esistente diventa terreno di battaglia, dove i genitori diventano un semplice supporto economico, ma sono spesso vissuti come ostacolo alla propria indipendenza, alla propria libertà, alla propria conquista di una identità che non è più quella del bambino ma non è ancora quella dell’adulto.

E allora? I genitori restano disorientati, i ragazzi sono disorientati e la confusione a volte può prevalere e creare situazioni sempre più complesse con matasse sempre più difficili da dipanare.

Anche perché il gruppo di ragazzi può diventare branco, piccola gang. La condizione di illegalità della marijuana li mette comunque in una posizione illegale, dove una volta infranta la legge in modo così banale la strada per nuove infrazioni è aperta, come il piccolo furto o lo spaccio… E tutto questo può aggravare situazioni che magari sono gestibili anche con maggiore serenità.

Per i genitori diventa allora necessario dotarsi di adeguati strumenti di lettura di tutte queste situazioni potenzialmente esplosive, per non vedere i propri figli allontanarsi sempre di più in una società che è pronta a fagocitarli, a vederli soltanto come CONSUMATORI facilmente influenzabili, renderli vittime di falsi bisogni che li allontanano dalla loro affettività, dalla reale conoscenza di se stessi e dalla formazione dell’identità.

Gli strumenti psicanalitici non sono necessariamente inaccessibili, o privilegio di pochi fortunati, ma possono e dovrebbero diventare un patrimonio condiviso della nostra società.

Grazie anche al

C.I.R.S.O.P.E. Centro Italiano per la Ricerca Scientifica Operativa nella Psicanalisi e nell’Educazione

7 pensieri su “Comunismo, consumismo, marijuana e adolescenza.

  1. Un post di altissima qualità, con un’impeccabile analisi della società odierna.
    Non molti anni fa si sapeva ancora come comportarsi con i figli, ora bisogna agire con la massima cautela.
    Molta di questa incomprensione generazionale l’ha portata internet, a mio parere.
    Cristiana

  2. Giosby, lasciamo stare le stronzate, ho da annunciarti una scoperta favolosa che è l’immortalità, nel senso che ho trovato la chiave mancante per deporre la nostra mortalità, alla quale la scienza ha costruito attorno la soluzione senza tuttavia possedere l’ultima spiegazione, e che appunto sono riuscito a riprendere due giorni fa. Perciò, in nome non della fiducia ma di quel legame tra noi, e che direi quella tensione fruttifera che ci vuole tra due disperati, ti chiedo di passare ai fatti come sai, e cioè divulgando la scoperta come un pettegolezzo al quale spetta la comprova e conferma prossima. E lo dobbiamo fare per non lasciare la possibilità ad una sola forza in campo di porla in essere a scapito di noi tutti, e che non siamo solo noi due.

  3. Ciao. Si e no, cioè strada facendo, e in questo momento sono da mia sorella. Dunque, quanto tempo abbiamo per ancora permetterci la ripetizione delle lotte che implicano sempre il vincitore che genera il perdente che a sua volta lo vuole imitare? Barnard mi pare in questa dinamica, ma comune significa tralasciare la personalizzazione di ogni causa, e la nostra è fisica e non psichica, a meno che non si debba prima di lottare mangiare. Se un discorso, la canzone, contiene sempre un nome, il tuo o il mio, non si finisce mai. Ci stai?

  4. Analisi interessante anche se troppo parziale . Sulla cannabis però troppo pregiudiziale : che i ragazzi la usino per moda e perchè è illegale è vero , ma è vero che fumarla non implica passare ad altre droghe oppure passare a reati e cose del genere . Per il resto , l’analisi ha molti spunti condivisibili .

    Dall’articolo presumo che siate di destra o comunque avete posizioni conservatrici , o forse una certa destra radicale moderna : si può intendere da posizioni critiche verso il consumismo , il liberismo e l’egualitarismo sociale , con annessi e conessi (lotte di liberazioni sessuali , parità di genere , antirazzismo , diritti gay ecc ) e da un’elogio indiretto del mondo che fu e dei suoi valori
    (famiglia tradizionale , diseguaglianza naturale , critica al mondo moderno e alla degenerazione della società occidentale e dei suoi giovani , “negrizzazione” direbbero quelli di destra estrema seguaci di Evola ) ecc . Ma forse mi sbaglio , o no ?

    Ps:io non mi ritengo nè di destra nè di sinistra : più simpatizzante con idee di quest’ultima ma lontano da utopie/distopie socialcomuniste e affini .

  5. Paolo, scrivi che ” è vero che fumarla non implica passare ad altre droghe oppure passare a reati e cose del genere “ e io sono perfettamente d’accordo.
    Tuttavia la condizione di illegalità e l’assoluta eguaglianza di trattamento legale per l’uso di droghe come la marijuana o l’eroina, non aiuta certamente chi si avvicina alla marijuana a distinguere questa sostanza dalle altre, che nascondono pericoli ben diversi.
    Poi, per fortuna, ormai i giovani conoscono bene le differenze, ma la stupida legge attualmente in vigore non è certamente un aiuto in tal senso.

    Non sono di destra. Il richiamo alla famiglia non è tanto alla famiglia tradizionale, ma alla funzione sociale della famiglia.
    Essa, che piaccia o no, è un punto di riferimento fondamentale nella vita di ognuno di noi. Ma questa affermazione, che richiede ben maggiori approfondimenti, è frutto della ricerca scientifica e non di una posizione politica di destra.

    Devo tuttavia osservare che il fatto che venga interpretata come posizione di destra la dice lunga sulle carenze della sinistra nell’immagine che essa dà di se stessa in relazione alle relazioni familiari.
    Sembra infatti che l’idea di famiglia sia legata soltanto al mondo cattolico e conservatore, mentre l’ideale laico, secondo una certa visione (questa sì di destra) sia dedito alla distruzione della famiglia.
    Niente di più falso, dal mio punto di vista.

    Io sento di appartenere comunque al mondo della sinistra e non credo che queste distinzioni abbiano perso significato, anche oggi.

    Infine Paolo, mi dispiace notare che mi scrivi utilizzando una mail di fantasia.
    Qui non sono ammessi i commenti di anonimi.
    Se vorrai scrivere ancora utilizza una mail reale per favore. Non mi sembra che possa essere in alcun modo pericoloso per te… Non ti pare?

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