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Ciao Willy !

È stato ucciso vigliaccamente, senza nessuna possibilità di difendersi. Voleva soltanto mettere pace e salvare un suo amico da un pestaggio. Nessuna pietà per lui. Anzi, anche dopo la sua morte insulti e disprezzo.

Per fortuna non tutti sono così. Sono stato profondamente colpito da questa triste storia. E così ho lanciato una petizione su www.change.org che in pochi giorni ha raccolto già quasi 70.000 firme per assegnare una Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria a Willy.

Grazie a tutti coloro che hanno firmato e a chi firmerà. Sono la testimonianza di un’Italia che ha ancora dei sentimenti, che partecipa al dolore degli altri, che non si gira dall’altra parte. Un’Italia empatica.

Tra i numerosi commenti che ho letto in questi giorni, ne segnalo due, con cui concordo pienamente.

Lorenzo Tosa su Faceboock:
Ecco, io capisco la rabbia perché è anche la mia. Capisco anche la sfiducia, la frustrazione. Ma, per favore, evitiamo di evocare la pena di morte, che per fortuna in Italia è stata abolita da un pezzo. Evitiamo frasi come “marcire in galera” che non fanno onore alla civiltà che abbiamo conquistato. Evitiamo la legge del taglione, la vendetta come presunto lavacro di massa che non ha mai risolto nulla, ma ha solo sedimentato odio su altro odio. Non c’è modo migliore per onorare la memoria di Willy che chiedere, anzi pretendere, giustizia. Non diventiamo neanche un briciolo di quello che vorremmo combattere. Grazie.

Davide Falcioni, sempre su Facebook:
“Cari amici, quando invocate la tortura, lo stupro in cella, la pena di morte, ma anche quando chiedete che per gli assassini di Willy venga “gettata la chiave”, non affermate nessun principio democratico né dite nulla di diverso da quello che dicono ogni giorno Salvini o Meloni per racimolare un po’ di voti.

Vi consiglio un libro di Nuto Revelli intitolato “La Guerra dei Poveri”. Revelli, dapprima convintamente fascista, è un tenente degli Alpini e parte volontario per la campagna di Russia. È lì – in quel massacro inutile di centinaia di migliaia di disgraziati italiani mandati da Mussolini a morire di stenti con le scarpe di cartone a 50 gradi sotto zero – che giorno dopo giorno Revelli matura un odio viscerale verso fascisti e tedeschi tanto da diventare dopo l’armistizio il comandante di una banda partigiana della formazione Giustizia e Libertà.

Nel libro, scritto in forma di diario, Revelli racconta spesso la cattura dei fascisti della legione Muti operante nel cuneese: gente spietata che – protetta dai nazisti – razziava i contadini, massacrava e torturava civili, incendiava interi paesi. Ebbene, dopo la cattura di questi infami la raccomandazione costante del comando partigiano era di non torcere loro neanche un capello, neanche per ottenere informazioni vitali: andavano interrogati e talvolta fucilati, ma mai picchiati, umiliati né forzati a rivelare alcunché. Revelli diceva: “Dobbiamo sempre dimostrare che siamo diversi dai neri”. Ecco, dimostriamolo anche noi.

Questo il testo della Petizione, rivolta al Presidente della Repubblica ed al Ministro dell’Interno. Se volete potete firmare anche voi QUI

Willy Monteiro Duarte è un eroe.

È intervenuto per portare PACE in un pestaggio, affrontando alcuni energumeni.
Ha perso la vita per il suo senso civico, per opporsi alla violenza. Non è da tutti.

Il suo sacrificio va premiato. Il suo nome va ricordato come un grande esempio per tutta la società civile. 
Chiediamo che gli venga assegnata una Medaglia d’Oro al Valor Civile.
Un riconoscimento dovuto alla sua memoria.

Grazie ancora a tutti e soprattutto agli amici di change.org che hanno preso a cuore la questione e si sono prodigati per permetterne una vasta diffusione.

Un forte abbraccio alla famiglia di Willy. Il loro dolore è quello di tutti noi.

Aggressioni nel web

Si fa presto a criticare in questo mondo, è la cosa più facile.
Attacco e contrattacco, polemica mischia insulti e rissa.
Può essere un atteggiamento nella vita, dove si fa presto a trovarsi coinvolti in una rissa per futili motivi, ma anche sul web, che in fondo è un posto dove spesso ci si frequenta tra perfetti sconosciuti, il “vaffanculo” è un must.
Bastano due parole di troppo e scatta.
Su Facebook si toglie l’amicizia, amicizie create spesso anch’esse per futili motivi.
Sui blog ci si insulta e si banna. Si censura, si manda affanculo e poi si impedisce al “molesto” frequentatore di continuare a scrivere nel proprio spazio.

E’ anche una autocritica la mia.

Le cose che mi suscitano più rabbia sono due: le bugie e la censura.
Spesso, se ho tempo e se ho voglia, quando mi imbatto in queste cose mi esprimo, cercando di mettere in luce l’incongruenza e l’ingiustizia.

Divento aggressivo anch’io? Sì, a mio modo sì. Evito gli insulti, cerco di essere più efficace, di dimostrare l’inconsistenza degli argomenti che mi vengono proposti.
Ma, in un modo o nell’altro, manifesto una certa aggressività, non fosse altro che cercando di mettere in ridicolo l’interlocutore.

D’altra parte non ricordo mai, forse sbaglio, di qualcuno che, viste le mie critiche per lo più sensate, abbia scritto: “Sì, mi sono sbagliato. Credevo in un modo ma mi hai mostrato qualcosa di diverso, a cui non avevo ancora pensato…”
No, niente.
Solo gente che sparisce. Che ti scrive: “qui non scriverò mai più, è inutile”. Oppure che ti insulta. Che va via sbattendo la porta. Che cancella quello che ho scritto e chiude i commenti. E via dicendo.

Mi chiedo se il mondo abbia perso il senso della ragione. Se siamo abituati ormai soltanto ad un modo di pensare da tifosi: la ragione sta di qua ed il torto sta di là. Qualsiasi cosa accada.
Si sposa uno schieramento e quello è per sempre. Una bandiera da tenere alzata e da picchiare in testa a chi la pensa diversamente.

Eppure esiste un modo diverso di dialogare. Un modo che probabilmente sul web non è posssibile, perché riguarda anche la sfera privata.
Quando discutiamo con qualcuno bisogna pensare di mettere in discussione anche noi stessi. Così potremo forse insegnare ed imparare. Così discutere sarà una cosa utile.
Altrimenti continueremo a giocare a braccio di ferro, cercando solo la ragione ed il torto, il giudizio e la condanna, la sentenza e la fucilazione dell’avversario.

La nostra società è costruita con continui giudizi. La scuola che cosa è se non una continua verifica, una continua valutazione.

Aiuta a crescere? O aiuta a pensare che il mondo è semplicemente diviso tra buoni e cattivi, bravi e incapaci?

E all’interno della famiglia non si riproducono gli stessi meccanismi? Premi e punizioni, a secondo del MERITO, altro grande mito dei nostri tempi.

Quando invece all’interno della famiglia l’amore e l’affettività esistono al di là di qualsiasi capacità e merito sia dei genitori che dei figli. Mentre il sistema scolastico e sociale cerca di insegnare ai genitori di “non amare” i figli “non meritevoli”.

E’ un concetto schematico, ma il gioco del ricatto in famiglia è quanto mai comune: “se sei buono e bravo poi…”

Ma tornando alle lotte nel web, il presupposto errato è forse quello che ognuno di noi non può più cambiare. Ha assunto determinate convinzioni e atteggiamenti e BASTA!
Per “discutere, ragionare, crescere” non c’è più spazio. C’è spazio solo per combattere!
Non voglio crederci e cercherò un poco più di umiltà.
Chiedo scusa a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, ho ferito.
Anche se mi piacerebbe leggere qualche loro parola di apertura, di desiderio di confronto reale.
Fuori dal gioco “io ho ragione e tu hai torto!”
Possibile?

Certo è difficile per qualcuno come me che è cresciuto in mezzo agli scontri tra studenti e polizia, tra morti ammazzati e promesse di vendette…

 

Ma crescere non è un optional, è una necessità!

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Lettera aperta a Lameduck, fumando il calumet della pace!

Da alcuni giorni discuto un po’ animosamente con Lameduck

sul blog del Tafanus.

Il tema del dibattito ha origine nel post di Lameduck riguardante l’omicidio di Sarah Scazzi: A chi non ti ha difesa

Il punto di vista di Lameduck è originale e interessante ed individua nell’omertà delle altre donne della famiglia il vero responsabile della tragedia che, secondo l’autrice, poteva essere evitata.

Non mi dilungo sulla questione, chi ne ha voglia legga l’articolo e i relativi commenti.

A un certo punto però, tra me e Lameduck avviene un corto circuito. Sembriamo proprio due caproni che si tirano cornate uno contro l’altro a testa bassa.

Sto cercando di capire il motivo di questo scontro e se può essere utile in qualche modo, anche perché su diversi punti le idee mie e di Lameduck convergono.

Per esempio concordiamo sul fatto che i disagi all’interno della famiglia possano e debbano essere prevenuti, con una educazione che abitui al dialogo e ad una serena espressione dei propri sentimenti.

Tuttavia a un certo punto, tra un commento e l’altro, io scrivo:

“Essere genitori è una delle cose più difficili che possa capitare, oltre a essere una delle cose più belle. Tuttavia è una situazione nella quale appena viene al mondo una nuova creatura i genitori iniziano subito a sentirsi inadeguati: sbaglio a fare così? o cosà? Mille dubbi, mille perplessità. In situazioni nelle quali, nel 99% dei casi, si vorrebbe sempre il meglio per i propri figli.

Esiste tutta una cultura ed una industria che sguazza in questi sensi di colpa quasi innati dei genitori.
Grazie ad essa si vendono accessori del tutto inutili, passeggini super accessoriati, biberon super anatomici, giocattoli inutili e cretini, merendine al veleno etc etc etc.
Fin da subito, se appena è possibile, si sabota il processo naturale dell’allattamento, sempre per vendere latte in polvere, succhiotti e biberon e via di questo passo.

In una parola la società intera INTERFERISCE pesantemente nel rapporto d’amore naturale che esiste tra genitori e figli, producendo genitori sempre più colpevolizzati e infine incapaci per davvero di prendersi cura dei propri figli.”

Continuo asserendo che l’articolo di Lameduck si inserisce in questo contesto di attacco alla famiglia.

Il mio discorso viene ignorato e ridicolizzato da Lameduck:

Intanto sembra che l’unica cosa che mi interessi sia competere con lei:

“Dai, vuoi solo rubare la scena, ammettilo.”

Questa frase nega qualunque valore al mio discorso, sembra che io scriva non tanto per comunicare un’esperienza e delle conoscenze, ma per arrecare danno a Lameduck !!!

Ma quello che più mi fa incazzare è che io porto l’esempio dell’allattamento al seno semplicemente per spiegare un fenomeno come quello dell’ INTERFERENZA SOCIALE ED ECONOMICA sulla vita della famiglia, e questo esempio viene preso per criticare l’allattamento al seno, come se si trattasse di una scusa banale per colpevolizzare ancora una volta le donne!!!

Scrive infatti Lameduck:

“”Fin da subito, se appena è possibile, si sabota il processo naturale dell’allattamento, sempre per vendere latte in polvere, succhiotti e biberon e via di questo passo.”
La tua ricetta rivoluzionaria, mi pare di capire, è offrire una tetta calda di latte al proprio figlio fino a vent’anni e passa tutto, anche il cancro, come diceva Jannacci. Come dire, deleghiamo tutto alla donna ed alle ghiandole mammarie, che è più comodo. E se la donna il latte non ce l’ha o non vuole allattare (per motivi suoi) o ha le ragadi (fanno male, sai?) che facciamo, la sopprimiamo e torniamo alle balie brianzole o alle vacche Frisone? La famiglia non è da condannare, ma sotto sotto la donna qualche colpa ce l’ha se non ti ha allattato, vero psicanalista?”

Su questo è bene precisare alcune cose:

1. L’allattamento al seno è un’ottima prevenzione anche per il disagio psichico.

2. E’ consigliato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità l’allattamento al seno fino oltre i due anni di età.

3. Ridicolizzare questo utilissimo strumento preventivo fonte di benessere e di sanità per la donna e per i bambini fa parte dello stesso tipo di sabotaggio che la società svolge per interessi prevalentemente economici.

4. Quanto alla donna che “il latte non ce l’ha” come scrive Lameduck vorrei citare il documento del Ministero della Salute del 2007 (governo Prodi) “Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno”  (scarica QUI) a pagina 2

“il Ministero della salute, in conformità con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), raccomanda perciò, come misura di salute pubblica, che i bambini siano allattati esclusivamente al seno fino a sei mesi e che l’allattamento al seno continui poi, con adeguati alimenti complementari fino a che la madre ed il bambino lo desiderino, anche dopo l’anno di vita;
il Ministero della salute riconosce che l’allattamento al seno è un diritto fondamentale dei bambini e che è un diritto delle mamme essere sostenute nella realizzazione del loro desiderio di allattare nel rispetto delle diverse culture e nell’impegno a colmare ogni tipo di disuguaglianze. A parte rari e specifici casi in cui l’allattamento al seno è impossibile o controindicato, le donne che, dopo aver ricevuto un’informazione completa, corretta ed indipendente da interessi commerciali sull’alimentazione della prima infanzia, decidano di alimentare artificialmente i loro figli, devono essere rispettate per questa loro decisione e devono ricevere tutto il sostegno necessario a metterla in pratica nel miglior modo possibile. È compito degli operatori sanitari e sociali fornire alle donne informazioni corrette sui benefici e sulla pratica dell’allattamento al seno, in modo che le stesse possano prendere decisioni informate. Per garantire la massima indipendenza, queste informazioni non possono essere fornite da entità che abbiano interessi commerciali nella produzione, distribuzione e vendita di alimenti per l’infanzia e di strumenti per la loro somministrazione”

5. Quanto alle “ragadi che fanno male” (aspettavamo Lameduck per questa notizia sensazionale 🙂 sorry) esse si formano principalmente a causa di un’errata postura del bambino durante la poppata e non dovrebbero essere una causa di interruzione dell’allattamento, visto che è un problema che si può risolvere con facilità e con una buona informazione, che si può trovare dalle organizzazioni femminili di sostegno all’allattamento al seno, come il MAMI o La Leche League.

6. Nessuno ha mai pensato di colpevolizzare le donne che non allattano. Se Lameduck avesse letto bene i miei commenti avrebbe letto che una delle cose che ritengo maggiormente dannosa per l’equilibrio delle famiglie è proprio la colpevolizzazione dei genitori:

“Essere genitori è una delle cose più difficili che possa capitare,(…) appena viene al mondo una nuova creatura i genitori iniziano subito a sentirsi inadeguati: sbaglio a fare così? o cosà?(…)

Esiste tutta una cultura ed una industria che sguazza in questi sensi di colpa quasi innati dei genitori.(…)

Infine, cara Lameduck, se tu scrivi che

“La mia psicologia non varrà un cazzo ma io almeno ho il buon gusto di non esercitare e di occuparmi di servizi più socialmente utili.”

non aiuti proprio nessuno ad utilizzare la psicologia e la psicanalisi quando qualcuno ha bisogno di un sostegno.

Neanch’io esercito, ma per motivi dovuti a mie difficoltà e anche a fattori economici, anche se mi piacerebbe lavorare soprattutto nel campo della prevenzione. Ma mi guarderei bene dall’affermare che la psicologia è un servizio sociale ben poco utile, come si deduce da ciò che scrivi!

Infine ti ringrazio per aver stimolato queste riflessioni, anche se rimango deluso della tua ignoranza e presunzione (scusami se insisto, ma mi piace dire le cose che penso chiare e tonde) su un argomento tanto rilevante.

Un abbraccio sincero

Giorgio

P.S. scusami se metto in rilievo la tua ignoranza sul tema, ma credo che la prevenzione e il benessere di donne e bambini hanno la precedenza sulla tua sensibilità che spero di non ferire. Sono temi su cui è necessario essere estremamente chiari e c’è già abbastanza gente che diffonde disinformazione sul tema. Mi dispiace molto che proprio tu, che stimo molto su altri temi, debba fare ironia in un campo dove una maggiore attenzione è necessaria da parte di tutti.

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Perché fare prevenzione in questa forma di Franco Nanni

“Un altro aspetto che testimonia bene la nuova alleanza tra scienza e tradizione riguarda il modo di tenere fisicamente il neonato. Mentre dal moderno in avanti si è spesso teorizzato qualcosa come «non prenderlo in braccio se no lo vizi», i neonati dei nostri progenitori passavano gran parte del tempo addosso alla loro madre, che nel frattempo si dedicava ad altre diverse occupazioni; lo stesso fanno tuttora le donne in molte culture tradizionali di tutto il mondo1. Gli autori di un documentato e ampio studio2 sostengono che i bambini occidentali ricevono invece in prevalenza un accudimento distante sia di giorno che di notte, il che limita le stimolazioni sensoriali, i contatti pelle-pelle e sguardo-sguardo, e anche le vocalizzazioni e gli altri giochi sociali. Il contatto fisico per l’infante è dunque un nutrimento fondamentale sia sul piano psicologico che su quello neurologico3. I bambini che vengono portati addosso da un adulto per almeno tre ore al giorno, piangono tra il 40% e il 50% in meno della media4.

Ci è parsa quindi naturale l’aspirazione a una completa rifondazione dei nostri concetti di prevenzione del disagio psichico infantile, adolescenziale e adulto. Non è questa la sede idonea per una disamina completa di questa ipotesi, ma, come affermato alla fine del paragrafo precedente, è quanto meno possibile tradurre quanto emerso dalle nostre casistiche in obiettivi possibili per una prevenzione efficace.”

Promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento materno a cura di Stefano Campostrini e Stefania Porchia

Allattamento materno: chi ben comincia … è a metà dell’opera!

Psicanalisi: una scienza per tutti !

Documenti da scaricare:

Dichiarazione degli Innocenti sulla protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno (UNICEF – OMS)

Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno (Ministero della Salute – 2007)

Contestano Schifani, ma sparano sulla Sinistra !

Lettera aperta a Grillini e Popolo Viola!

Tutti a casa = tutto come prima

Non sono certo un sostenitore di Schifani e nemmeno del PD che ha tanti limiti e tante carenze.
Ma viviamo in un sistema dove la realtà elettorale ci IMPONE di scegliere tra due schieramenti.
Tertium non datur, o meglio, ci sono delle strade (im)possibili e VIOLENTE di sovvertire lo Stato.

Sarebbe ora che parliate chiaramente: NON ACCETTATE LE REGOLE ISTITUZIONALI?
NON RICONOSCETE QUESTE REGOLE COME LEGITTIME?

Benissimo, ne avete il sacrosanto diritto!

Ma in tal caso dite CHIARAMENTE che volete sovvertire l’ordine (PSEUDO) DEMOCRATICO con l’uso della forza.
Non nascondetevi dietro un qualunquista “Questo è solo l’inizio” !!!
Cosa vuol dire?
La fine a cosa ci porta?

Perché se il vostro programma è raccogliere per via elettorale qualche misero punto percentuale per disturbare la sinistra (o il PD) che magari sinistra non è più, ditelo CHIARAMENTE.
Siete tra quelli che aiutano le DIVISIONI e, pertanto aiutate il potere nel continuare tranquillamente con il SOLITO DIVIDE et IMPERA.

In questo senso abbiamo già abbastanza PARTITINI DISTURBATORI !

Allora: un po’ di serietà!

A che gioco state giocando? Alla manifestazione con i NUMERI GRANDI per sparare cazzate e raccontare che siete UN MILIONE?

Siete DAVVERO CONTRO BERLUSCONI ?

Allora lavorate per UNIRE una SINISTRA che sconfigga BERLUSCONI.

Certo che la SINISTRA si può criticare, ha fatto tanti errori e continuerà a farli.

Ma una distinzione NETTA e PRECISA va FATTA.

C’è una sinistra DEBOLE e una DESTRA BERLUSCONIANA che fa SICURAMENTE gli interessi di pochi a scapito di TUTTI.

Possiamo fare un passo alla volta?

Considerando che BERLUSCONI ha a disposizione una potenza di fuoco MEDIATICA incredibile, vogliamo continuare a offrirgli su un piatto d’argento occasioni per aggrapparsi all’ANTICOMUNISMO, al SENSO CIVICO, al RIFIUTO DELLA VIOLENZA (anche verbale) e tutte queste cose?

Vogliamo presentare alle prossime elezioni una dozzina di liste di sinistra (o pseudo-tali) che buttino nel cesso qualche milione di voti UTILI per sconfiggere BERLUSCONI?

O volete IMPUGNARE LE ARMI?

Ditelo chiaramente!

Oppure smettetela di vivacchiare tra una manifestazioncina e una provocazione!

Smettetela con la stronzata del PDL e PDmenoL !

Smettetela con le bambinate e iniziate a fare i conti con la realtà! Che è brutta e triste, ma forse INSIEME a MOLTI ALTRI, riusciamo ancora a trasformarla.

Se volete proprio un comico, guardate a Roberto Benigni! Un gesto vale più di mille parole gettate al vento!

Sadismo o lotta alla pedofilia?

Frequento Facebook.

E’ uno spazio pieno di stimoli, sollecitazioni di tutti i tipi.

Uno può perderci tranquillamente tutto il giorno e la notte, o può anche utilizzarlo in modo utile.

Scambi culturali internazionali, circolazione di idee, informazioni. Questo mi piace.

A volte aderisco ad iniziative o gruppi.

Uno di questi mi sembrava giusto e indiscutibilmente condivisibile:

COMBATTO CONTRO LA PEDOFILIA E LA VIOLENZA ALLE DONNE

E’ un gruppo molto attivo, segnala molte violenze ai danni di donne e bambini.

Però quasi tutti quelli che partecipano non fanno quasi altro che inneggiare a punizioni “esemplari” per i pedofili e i violentatori.

Ne riporto qualcuno tratto da una pagina dove vengono indicate le foto dei pedofili

dalla pagina di Stella Mari, fondatrice del gruppo.

(qui per chi non entra in Facebook)

Tra l’altro non tutti questi presunti pedofili sono stato condannati in modo definitivo, alcuni sono soltanto indagati, e, fino a prova contraria, sono innocenti!

Ma ecco i commenti:

***

Marco Aurelio

lA CASTRAZIONE CHIMICA NN SERVE A NULLA, CI VUOLE LA CASTRAZIONE FISICA, E COME DETTO DA QUALCUNO , IN GALERA NEL BRACCIO DEGLI AFFAMATI CRONICI DI SESSO E BEN DOTATI, IN MODO DA FAR PROVARE LORO L’EBBREZZA DEL PRENDERLO IN QUEL POSTO, COME HANNO FATTO CON I RAGAZZINI/E DI CUI HANNO ABUSATO…………

Claudio Vergano

perchè la pena di morte? Utilizzateli per la sperimentazione scientifica, senza anestesia. almeno servono per qualcosa.

Gori Valter

devono morire di una morte lenta molto lenta ed atroce: diamoli a una giuria popolare altro ke kastrazione kimika

Aldo De Nicola Tinteggi

TORTURATI FINKE’ NON MUOINO I BAMBINI NON SI TOCCANO. NON SI POSSONO UCCIDERE I SOGNI

Jennifer D’ambrosio

purtroppo in uno stato di merda come l italia la pena di morte non esiste piu….pero da una parte non so se e meglio la pena di morte,o la tortura a vita…a volte opto x la seconda….perche dopo la morte non sentirebbero piu niente….!!!bastardi!!

Ilaria Nurra

Decapitazione e rogo…nn meritano sepoltura!!!!

Andrea Faustini

impalati come facevano i turchi !!!!!!!!!!!!

Donadon Monica

SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DELLE GRANDI TORTURE.LA PENA DI MORTE PER QUESTE MERDE E’ SOLO UNA PRELIBATEZZA.

Mariarita Cedroni

morire in un sol colpo sarebbe troppo lusso per delle merde come solo, morire dal dolore, morire a suon di torture….e bruciati.

Sara Marchetti

Loro tolgono serenità e dignità alle donne…e noi togliamogli tutti e tre i gioielli di famiglia. Zaaaac…altro che castrazione chimica. Chiamarli animali sarebbe un’offesa ai nostri amici a 4 zampe…sono immondizia e malati di mente.

Vincenzo Runfola

io invece propongo una spece di “massoneria” per eliminarli in gran segreto. Lavoro pulito. Servizio garantito. e nessuno esce dopo due giorni perchè: “poverino ha problemi psichici”. Fatemi sapere che ne pèensate !

Loana Loana Marchetto

li vorrei avere tra le mani sti bastardi ! torturarli fino alla morte ! li odio !

Giuseppe Ielo

….ma quale castrazione etc. etc. un colpo di pistola nella nuca, sommariamentecome esecuzione come fanno in Cina.

Leroy Faccone

potatura di palle diretta senza anestesia…come si fa con i capponi

Luigi Mulargia

LEROY SONO DEL TUO STESSO PARERE,POI DISINFETTARE CON AGLIO SPELLATO .

Leroy Faccone

o con la fiamma ossidrica così si cicatrizza subito e non ci si vota le palle a medicarli e disinfettarli

Alessandra Morri

impalati in piazza insieme a quelle maledette dell’asilo di pistoia che picchiavano i bambini e delle quali si è parlato solo x 5 minuti

Filippo Quadracci

legati in piazza e poi ci pensa la gente!!!

Claudio Vergano

un autentuico museo dell’orrore umano.

Rimango della mia idea…..

castrazione con le pinzette da ciglia, molto lentamente, con calma !!!!

***

Io comprendo che la pedofilia e la violenza sessuale siano atti che suscitano orrore e che spesso lasciano un segno indelebile sulle vittime.

Comprendo che tutti noi vorremmo che questi fatti non accadessero.

Però noto che non viene fatto nessuno sforzo per cercare di capire come mai avvengono questi fatti e se possiamo fare qualcosa per prevenire questi tristi episodi.

Non dimentichiamo che molto spesso chi compie un abuso è stato a sua volta vittima di un abuso.

Io credo che persone che scrivono su Facebook frasi come quelle riportate qui sopra siano bisognose di aiuto quasi come i criminali che compiono questi tremendi abusi.

Non possiamo auspicare l’uso della tortura e della pena di morte per evitare i reati, anche perché non è affatto vero che nei paesi dove esiste la pena di morte, come negli USA o in Cina, tali reati abbiano meno rilevanza.

Inoltre non capisco il senso della vendetta brutale fine a se stessa.

Chi crede nell’uso di questi metodi barbari non ama la convivenza civile, non rispetta i diritti umani e non fa altro che continuare una spirale di violenza che non avrà mai fine.

Non sarebbe il caso di trovare sistemi più validi del solito occhio per occhio, dente per dente?

Se proprio volete torturare qualcuno, divertitevi con un videogioco!

O cantate una canzonetta!

Ma se sostenete la tortura non lamentatevi poi dei suicidi in carcere o della fine del povero Stefano Cucchi.

Siete complici di tanta bestialità!

L’attimo in cui scocca la vita. Religione e bugie.

il_soffio_della_vita

Da alcuni mesi si trascina una discussione che potrebbe essere infinita:  in quale momento inizia la vita?

Parte dal timore, per fortuna infondato, di Simona di portare in grembo un figlio con una gravissima malformazione.

Questo timore ha messo Simona di fronte a problemi etici e legislativi molto importanti.

La sua storia la troviamo QUI

Volevo semplicemente rispondere all’ ultimo commento di Lorenzo,

“Anche se non è l’ucissione di un bambino è pur sempre un uccisione. Però non dire che non è l’uccisione di una persona, il feto è uno stadio.
“l’ovulo femminile e lo spermatozoo maschile. Un embrione vitale non proviene da oggetti morti o da materiale inorganico. Affermare che la vita abbia inizio all’istante della fusione del DNA di organismi vivi è una banale contraddizione nei termini.”: questa frase si che è contradditoria.”

ma questa mattina è venuta fuori qualche riflessione in più ..

Grazie Lorenzo per il tuo telegramma!
Speravo qualcosa di più, ma pazienza …
Abbiamo fatto un passo avanti e … due indietro!
Leggendo la tua prima frase mi sembrava che tu accettassi che non ci fosse l’uccisione di un bambino.
Ma poi ritorni implacabile sull'”uccisione di una persona” !!!
La contraddizione nella frase da te ripresa io non la vedo.
Ad ogni modo, sembra che il problema sia nello stabilire quale sia il momento X nel quale la vita ha inizio.

Tutto sommato direi che ci sono due estremi.
Da una parte l’ovulo e lo spermatozoo sono di per sé organici e pertanto possono potenzialmente creare la vita. Oppure immediatamente dopo la loro fusione (ma soltanto dentro il corpo femminile o anche “in vitro”?)
D’altra parte si potrebbe affermare che finché un feto non viene alla luce non è una persona.

Da un punto di vista squisitamente legale è così. Infatti ti sfido ad attribuire un codice fiscale ad un feto! Non riuscirai a farlo.

Da un punto di vista biologico penso che potremmo discutere all’infinito portando ognuno fior di argomentazioni.

Oggi, approfittando del fatto che ho un po’ di tempo, ho voluto approfondire il parere della Bibbia.

Metodologia? Molto semplice: Google -> aborto bibbia.

Ho scoperto alcune cose interessanti.

Il primo sito che compare è il seguente:

http://www.cristolibera.it/Bibbia%20aborto.htm

Tra l’altro si afferma:

“In Esodo 21:22 Dio dà una legge specifica riguardante l’ordine sociale per gli Israeliti. Egli stabilì che se due uomini venivano alle mani e nella lotta colpivano una donna incinta, causandole in questo modo la nascita prematura del bambino, essi dovevano essere multati secondo il danno causato al bambino. Doveva essere pagato in relazione all’ammontare del danno inflitto al nascituro.Se Dio volle fare una legge specificatamente riferita ai diritti del feto, allora sicuramente i nascituri devono significare qualcosa per Lui!”

Poi vado a scorrere un altro sito:

http://www.gotquestions.org/Italiano/aborto-Bibbia.html

Cita lo stesso passo ma interpretando così:

“Esodo 21:22-25 prescrive per chi provoca la morte di un bambino nel grembo lo stesso castigo di chi commette omicidio.”

Leggo ancora un terzo sito:

“Questo passaggio dall’Esodo sembra dire che causare morte ad un feto è un crimine di gravità differente dal causare morte ad una persona:

Se due uomini litigano o urtano una donna incinta così a farla abortire, ma non ci sia danno, ci sarà un risarcimento, come lo imporrà il marito della donna, e si darà attraverso i giudici. Ma se ci sarà danno, le darai la vita per vita  (Esodo 21:22-23)

O bella! Tre articoli e tre versioni differenti dello stesso passaggio !!!

A questo punto sono andato a prendere la vecchia bibbia che posseggo fin da quando andavo alle elementari e cercando il passaggio ho letto testualmente:

Esodo 21 (22-25)

“Se alcuni uomini, battendosi, urtano una donna incinta e questa abortisce, senz’altra disgrazia, si dovrà pagare l’indennizzo che sarà imposto dal marito della donna; sarà pagato a mezzo di arbitrato.

“Ma se ne segue una disgrazia pagherai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, ustione per ustione, ferita per ferita, lividura per lividura.”

rif. la sacra bibbia ed. Marietti 1966 – pag 118

Ne deduciamo che due dei tre siti, chiaramente anti abortisti, pur di procurarsi un vantaggio nella loro argomentazione MENTONO SPUDORATAMENTE !

Questo lo trovo vergognoso, e molto poco CRISTIANO !!!

Curiosità:

Sempre esodo 21: Si parla di schiavitù, di diritti dei padroni sugli schiavi, di diritti dei padroni a prendersi una schiava come moglie affiancandola a un altra (poligamia) di mettere A MORTE colui che “percuote suo padre e sua madre” “colui che rapisce un uomo”, “colui che maledice suo padre e sua madre”

Bibbia Pena di Morte

Insomma la pena di morte, secondo la Bibbia, è applicata tranquillamente. Basta dire una parolaccia a mamma e papà …

La schiavitù è normalissima … e così la poligamia …

Le donne non sono trattate proprio a meraviglia …

Gli schiavi maschi, se liberati devono lasciare al padrone moglie e figli … Un divorzio?

Sembra che il matrimonio per gli schiavi non sia così indissolubile …

Bibbia Leggi sugli schiavi

Maahhh !

Qualcuno ha voglia di avvisare la Santanchè ?

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.

Ciao 2009 !

Un altro anno sta per finire.

porchetta5

Saremo sommersi da tg che ci ricorderanno

del terremoto in abruzzo,

del fatto che lo spumante italiano va per la maggiore la sera del cenone,

della crisi,

degli esperimenti fantasmagorici del CERN, delle guerre,

della statuetta in faccia a Berlusconi,

del popolo viola,

del passaggio al digitale terrestre,

della rivolta in Tibet,

della strage di Viareggio,

della nascita della CAI,

della sospensione di De Magistris,

di Eluana Englaro,

della condanna di Mills,

degli accordi con la Libia per rispedire indietro i barconi di poveri disgraziati in cerca di una vita migliore,

dei pregiudizi sui Rom,

della bocciatura della legge 40,

dei pirati nel golfo di Aden,

del divorzio Lario/Berlusconi,

dei festini a villa Certosa,

dell’emergenza rifiuti,

della pillola abortiva approvata e poi ripudiata,

delle dimissioni di Boffo,

dell’influenza suina,

della bocciatura del lodo Alfano,

della morte di Stefano Cucchi,

del divieto di esporre crocifissi in classe,

della morte di Alda Merini e Mike Bongiorno,

del Nobel per la pace ad Obama,

etc.

Faranno un bilancio di quel che è stato e un pronostico di quel che sarà.

Gli oroscopi (a cui nessuno crede ma che tutti guardano) la faranno da padroni;

l’ultima abbuffata obbligatoria dell’anno avrà corso (alla facciaccia dei tanti che muoiono ogni giorno di fame);

tutti cercheranno di trascorrere la serata più divertente dell’anno (che poi non si capisce perché quel 3 marzo a casa con gli amici, una chitarra e una bottiglia di vino debba essere stato per forza da meno);

si terranno i soliti rituali “magici”: intimo rosso, 12 chicchi d’uva, lenticchie e cotechino (come se cambiasse qualcosa il farlo);

corni e cornetti, fuochi d’artificio e trenini;

promesse di cambiamento, auspici per un anno migliore di quello passato, lacrime di coccodrillo.

É come se il tempo si fermasse nell’attesa.

In realtà tutto avviene in un istante, in un secondo infinitesimale ma allo stesso tempo ridondante e logorroico.

Un salto spaziotemporaneo.

Tutto si capovolge, cambia senso, diventa fantasmagorico, si spegne, si accende, vive, smette di esistere. Un mondo alla rovescia che assorbe i suoi opposti e li manipola fino a raggiungere la loro stessa negazione (Bachtin).

Mi viene in mente Pulci e il suo Morgante, in gargantueschi banchetti, gli imbrogli, il mascheramento, il falso mito del poema epico cavalleresco, l’ironia e la stupidità dell’uomo che, credendo di compiere atti infinitamente grandi si perde in un bicchier d’acqua e muore per la puntura di un piccolo granchio.

Questo mi viene in mente pensando al mondo impegnato in festeggiativi per un numero (2009) che cambia (2010).

Il gigante Morgante e il gigante nano Margutte.

Il primo è un pagano sconfitto da Orlando, convertito al cristianesimo e divenuto fedele scudiero del paladino, il secondo è un furfante, dedito ai piaceri della gola, al vagabondaggio agli imbrogli.

(Chi vi ricordano?)

Tutti noi quella sera, brandendo i bicchieri e rinnegando il nostro essere, rispondiamo alla domanda di Morgante

[Disse Morgante: – Tu sia il ben venuto:
ecco ch’io arò pure un fiaschetto allato,
che da due giorni in qua non ho beuto;
e se con meco sarai accompagnato,
io ti farò a camin quel che è dovuto.
Dimmi più oltre: io non t’ho domandato
se se’ cristiano o se se’ saracino,
o se tu credi in Cristo o in Apollino.]

alla maniera del vil Margutte:

[Rispose allor Margutte: – A dirtel tosto,
io non credo più al nero ch’a l’azzurro,
ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
e credo alcuna volta anco nel burro,
nella cervogia, e quando io n’ho, nel mosto,
e molto più nell’aspro che il mangurro;
ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi gli crede;
e credo nella torta e nel tortello:
l’uno è la madre e l’altro è il suo figliuolo;
e ‘l vero paternostro è il fegatello,
e posson esser tre, due ed un solo,
e diriva dal fegato almen quello.
E perch’io vorrei ber con un ghiacciuolo,
se Macometto il mosto vieta e biasima,
credo che sia il sogno o la fantasima;
ed Apollin debbe essere il farnetico,
e Trivigante forse la tregenda.]

In poche parole la risposta è: non credo a nulla, nulla mi importa, solo di aver la pancia mia piena. Gli altri? Chi se ne frega!

Il discorso tra i due è infatti preludio ad una truffa nei confronti di uno stolto oste. I due, consumato un pantagruelico pasto, malmenano il malcapitato e scappano senza pagare.

Perfetta trasposizione ironica del poema epico cavalleresco reale che ci raccontano e che siamo soliti raccontarci, attacco per nulla pretenzioso all’elogio dell’egoismo imperante.

Ora scusatemi, ma farò di proposito un uso criminoso, personale ed autocelebrativo di questo mezzo.

Vorrei abbracciare Simona e augurarle una vita felice con la sua bambina,

auguro ad Ema di continuare così ed essere sempre più forte,

a Frà di abbattere mille barriere,

a Uccio di trovare un affetto caro,

a me stessa di riuscire a mettere in pratica un pizzico della teoria della condivisione e dell’orizzontalità dell’organizzazione della società che tanto mi è cara (poi se arriva pure un lavoro che duri più di un mese, schifo non mi fa :P).

A te Giorgio auguro tanta serenità, ti ringrazio per il tuo blog e perché sopporti il mio straparlare!!!

S.



* * *

Grazie S. per il bel contributo!

Buon Anno a Te e a tutti gli amici del blog!

Il 2010 sarà sicuramente più profumato …

😉

Un pizzico di follia

 

Fonte

Omaggio ad Andrea Pazienza, artista scomparso tragicamente più di 20 anni or sono.

Spero soltanto che nessuno raccolga l’invito della tavola, ma a volte situazione apparentemente senza vie di uscita si possono risolvere soltanto grazie a un pizzico di follia.

In altre situazioni, troppe purtroppo, non si esce in piedi…

In fondo genio e follia spesso convivono

Tratto da Nodi di R.D. Laing

In lui ci dev’essere qualcosa che non va

perché non agirebbe come fa

se così non fosse

quindi agisce come fa

perché in lui c’è qualcosa che non va

Non crede che in lui ci sia qualcosa che non va

perché

in lui una delle cose

che non va

è il fatto che non creda che in lui ci sia

qualcosa che non va

quindi

dobbiamo aiutarlo a rendersene conto,

il fatto che non creda che in lui

ci sia qualcosa che non va

è in lui una delle cose

che non va.

in lui c’è qualcosa che non va

perché crede

che in noi ci sia qualcosa che non va

per il fatto che cerchiamo di aiutarlo a vedere

che ci dev’essere qualcosa in lui che non va

a credere che ci sia qualcosa in noi che non va

per il fatto che cerchiamo di aiutarlo a vedere che

lo stiamo aiutando

a vedere che

non lo stiamo perseguitando

aiutandolo

a vedere che non lo stiamo perseguitando

aiutandolo

a vedere che

si rifiuta di vedere

che c’è qualcosa in lui

che non va

a non vedere che c’è qualcosa in lui

che non va

a non esserci riconoscente

almeno del nostro cercare di aiutarlo

a vedere che c’è qualcosa in lui

che non va

nel non vedere che ci dev’essere qualcosa

in lui che non va

nel non vedere che ci dev’essere qualcosa

in lui che non va

nel non vedere che c’è qualcosa in lui

che non va

nel non vedere che c’è qualcosa in lui

che non va

a non essere riconoscente

che non abbiamo mai cercato di far sì

che si sentisse riconoscente

Vai a leggere e scaricare La Ragnatela del Grillo

Spezzagli le gambe! Lo sport, l’esempio e la buona educazione.

“Spezzagli le gambe, ammazzalo”, grida il genitore.

spezza gambe

Lo scenario è quello d’una partita di campionato giovanissimi a Torino. L’urlatore è un assiduo frequentatore di spalti della provincia il cui erede suda, sbuffa e corre sull’erba spelacchiata  dove le promesse del calcio subalpino si fanno le ossa. L’amore paterno lo vede già calcare ben altri palcoscenici calcistici, firmare contratti ricchi di zeri e di garanzie, dichiarare al microfono di qualche giornalista: “L’importante non è che io abbia segnato, l’importante è che la squadra vinca”.

fallaccio3

Ma, prima di arrivare a tale sincera sublimazione morale, il ragazzo dovrà spezzare tante gambe e calpestare tanti coetanei, magari dotati quanto o più di lui, magari persino più bravi a giocare al pallone.

Non importa: bisogna arrivare in alto, con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo.

“La situazione, nel nostro mondo, non è mai stata idilliaca”, spiega un direttore sportivo. “Negli ultimi anni – aggiunge – alcuni atteggiamenti sono peggiorati, ma devo dire che non sono una novità, purtroppo”. Eppure scoprire la situazione è scioccante. Ci sono i papà disposti a “minacciare gli altri genitori, il cui figlio ha preso il posto da titolare al loro. In qualche caso si è anche arrivati alle mani, perché chi vede il figlio andare in panchina non riesce a credere che ci sia qualcun altro che sa giocare meglio. La mentalità secondo cui, anche a scuola, se il maestro o il professore riprende il pargolo oppure gli affibbia un voto basso, non sta cercando di istruirlo ed educarlo, ma lo sta semplicemente angariando senza alcun motivo.
Nel mondo del calcio, dove il denaro facile pare alla portata di tutti e dove il successo rapido è ambito da papà e mamme di qualsiasi brocco, questi comportamenti diventano devastanti.

“Dopo aver visto un paio di partite in cui giocano bambini di 7-8 anni e i genitori urlano come pazzi, le assicuro che si resta male. C’è una sorta di guerra psicologica che spesso i papà fanno a ‘sti bambini. Non accettano errori, gli gridano di stare in quella posizione, di marcare così e cosà, di controllare meglio la palla”.
“In alcuni casi – racconta un altro addetto ai lavori che opera a Torino – ci sono le mamme disposte ad avere rapporti sessuali con l’allenatore di turno, pur di sostenere il posto in squadra del figlio, che magari rischia di finire in panchina. Non sono dicerie, purtroppo, sono fatti che avvengono più spesso di quanto si possa pensare. Oddìo, non possiamo escludere – sorride – che ci sia la mamma che va con l’allenatore perché le piace, ma mi creda che invece l’aspetto della convenienza esiste eccome”.
“In molti quartieri torinesi il calcio è l’unico appiglio per un’affermazione nella società – spiega un allenatore – era inevitabile, dunque, che il mercato, le multinazionali, i propulsori del consumismo
galoppante, non considerassero questo mercato, un esercito di piccoli consumatori, ai quali, oltretutto, è difficile negare qualcosa”.
Non c’è più la divisa sociale, una sorta di democratico simbolo d’appartenenza. Anche nell’abbigliamento bisogna distinguere il proprio figliolo dagli altri. E così si acquistano materiali, indumenti e gadget, che da un lato soddisfano la smania dei genitori, dall’altro avviano precocemente l’attenzione del bambino verso il marchio, la griffe; il merchandising delle maggiori società di calcio prevede un’ampia sezione dedicata ai più piccoli. “Per fortuna, esistono ancora genitori normali – dice il direttore sportivo – che vivono il momento ludico e agonistico come occasione di crescita e di formazione del carattere, ma si trovano persone che vedono nella scuola calcio un’ottima alternativa al ‘baby parking’, o, di contro, genitori fanatici, i tifosi incalliti. Genitori che, travolti dalla delirante enfasi agonistica, sono pronti ad insultare i propri o gli altrui figlioli. Padri di famiglia capaci di trasformarsi in bestie, pronte ad avventarsi sul malcapitato arbitro. Io e i miei colleghi facciamo molta fatica a stigmatizzare i loro atteggiamenti senza offendere la loro ‘sensibilità’. Il fatto è che i bambini, sempre più precocemente, cercano di imitare gli adulti in quelle manifestazioni estreme di aggressività tipiche di un agonismo non certo infantile: risse, bestemmie, sputi eccetera sono ormai in agguato anche in partite tra bambini di dieci anni”.
Durissima la testimonianza di un ex allenatore che chiede, come tutti gli altri intervistati, l’anonimato: “Purtroppo il calcio giovanile è profondamente inquinato dai soldi e da strani personaggi che come gli avvoltoi girano intorno alle carogne. La meritocrazia è l’ultima cosa che conta: quantomeno nello sport si sperava che valesse qualcosa, invece vanno avanti i figli dei genitori più importanti o
d i quelli che riescono a instaurare il miglior rapporto con la società”. E continua, quasi infuriato: “Ci son scuole calcio, che, anche nella nostra regione, sono diventate per la gran parte dei luoghi di
raccolta e drenaggio di denaro sia con le iscrizioni dei più piccoli, sia con il passaggio (premio di avviamento) dei giovani giocatori a società professionistiche, semiprofessionistiche o anche dilettantistiche”.
Non mancano ovviamente le società serie, le persone perbene, i genitori che ancora mettono il valore formativo davanti alla carriera, il lavoro svolto in modo disinteressato e per il futuro dei giovani.
“Ma qualcosa si è rotto, mi creda – aggiunge – alcuni atteggiamenti che ci sono sempre stati si stanno però diffondendo a macchia d’olio. E purtroppo stanno diventando quasi normali, la gente si è assuefatta e li considera persino scontati, neppure si scandalizza”. Come il genitore che impone al proprio figlio di non passare mai la palla a quel compagno che potrebbe diventare più forte oppure segnare più reti di lui, o come il papà che elargisce un forte contributo alla società pur di veder giocare come titolare il pargolo: “Ma a volte si tratta di autodifesa – spiega un genitore – perché magari un ragazzino di famiglia normale, che non abbia una banda pronta a farsi giustizia sommaria alle spalle, rischia di essere messo sotto dall’ambiente. E allora, lo ammetto, ho cercato di tutelare mio figlio da palesi soprusi”.
Secondo un direttore sportivo, “certi atteggiamenti malsani sono purtroppo frequenti anche tra gli allenatori. Per questo sono convinto dell’importanza di una formazione adeguata dei tecnici giovanili. Chiunque, e questo lo si può facilmente verificare, può improvvisarsi allenatore, ma educare attraverso il gioco del calcio è un’altra cosa. La scelta è comunque sempre dei genitori. I problemi sorgono quando si perde di vista l’obiettivo primario della scuola calcio; certamente la vittoria non è lo scopo principale, ma farlo capire agli stessi genitori è spesso impresa ardua”. “Ma a me è capitato sovente – ribatte l’allenatore – di dovermi difendere da aspre critiche, perché, invece di far giocare i più capaci, ho preferito mandare in campo a rotazione tutta la rosa a mia disposizione, infischiandomene del risultato. Persino i genitori dei bambini meno dotati, talvolta avrebbero preferito una vittoria piuttosto che vedere il proprio figlio rimediare una sconfitta. E invece i bambini non sono neanche sfiorati dall’idea che qualcuno possa o debba restare in panchina, visto che una delle prime cose che ho insegnato loro è che tutti devono avere la possibilità di giocare”.
La via per il successo nel calcio è lunga ed impervia, questo si sa. E per successo s’intende anche un contratto in serie C, dove un giovane ha la possibilità di guadagnare stipendi che lavorando normalmente neppure potrebbe sognarsi. Ma, pur con tutte le squadre e le categorie professionistiche e non a disposizione, solo uno su mille ce la fa. E non sempre, verrebbe quasi da dire raramente, questi fortunati sono i migliori.
Spesso si tratta dei più raccomandati, quelli con i parenti più facilmente manovrabili, quelli che meglio si piazzano grazie ad abili maneggioni senza scrupoli ma con spiccato senso degli affari, talvolta in società senza alcuna programmazione del settore giovanile, ma solo per far quadrare un certo tipo di bilancio. “Va pure detto – chiarisce un altro addetto ai lavori – che negli ultimi anni l’investimento
sul giovane promettente, in un giusto e calcolato rischio di impresa, è merce davvero rara. Non si consente più al ragazzo di fare i suoi errori nell’attesa della preventivabile maturazione fisica e psichica come si faceva un tempo. Oggi si pretende il quindicenne già con fisico gladiatorio anche a costo di aiuti chimici. I fondamentali? Il tocco di palla? Ma chi se ne frega, basta che corrano e che picchino come fabbri ferrai”.

Fonte: Però N.30 16 Ottobre 2009(pag 19)  scarica il PDF

Si ringrazia Dario Lesca per la preziosa segnalazione

L’articolo si commenta da solo. Che dire? La mia esperienza con i miei figli che hanno praticato uno sport minore è molto simile, purtroppo. Con tanto di sponsorizzazioni e di seduzioni non casuali …

Difficile parlare poi di buona educazione …

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PERO
gadget, che da un lato soddisfano la smania
dei genitori, dall’altro avviano precocemente
l’attenzione del bambino verso il
marchio, la griffe; il merchandising delle
maggiori società di calcio prevede un’ampia
sezione dedicata ai più piccoli.
“Per fortuna, esistono ancora genitori normali
– dice il direttore sportivo – che vivono
il momento ludico e agonistico come
occasione di crescita e di formazione del
carattere, ma si trovano persone che vedono
nella scuola calcio un’ottima alternativa al
‘baby parking’, o, di contro, genitori fanatici,
i tifosi incalliti. Genitori che, travolti
dalla delirante enfasi agonistica, sono
pronti ad insultare i propri o gli altrui figlioli.
Padri di famiglia capaci di trasformarsi
in bestie, pronte ad avventarsi sul
malcapitato arbitro. Io e i miei colleghi facciamo
molta fatica a stigmatizzare i loro atteggiamenti
senza offendere la loro
sicuro che si resta male. C’è una sorta di
guerra psicologica che spesso i papà fanno
a ‘sti bambini. Non accettano errori, gli gridano
di stare in quella posizione, di marcare
così e cosà, di controllare meglio la palla”.
“In alcuni casi – racconta un altro addetto
ai lavori che opera a Torino – ci sono le
mamme disposte ad avere rapporti sessuali
con l’allenatore di turno, pur di sostenere il
posto in squadra del figlio, che magari rischia
di finire in panchina. Non sono dicerie,
purtroppo, sono fatti che avvengono più
spesso di quanto si possa pensare. Oddìo,
non possiamo escludere – sorride – che ci
sia la mamma che va con l’allenatore perché
le piace, ma mi creda che invece
l’aspetto della convenienza esiste eccome”.
“In molti quartieri torinesi il calcio è
l’unico appiglio per un’affermazione nella
società – spiega un allenatore – era inevitabile,
dunque, che il mercato, le multinazionali,
i propulsori del consumismo
galoppante, non considerassero questo mercato,
un esercito di piccoli consumatori, ai
quali, oltretutto, è difficile negare qualcosa”.
Non c’è più la divisa sociale, una
sorta di democratico
simbolo d’appartenenza.
Anche nell’abbigliamento
bisogna
distinguere il proprio
figliolo dagli altri. E
così si acquistano materiali,
indumenti e